Rsu dell’Asst Sette Laghi all’attacco: «Smantellata la sanità territoriale»

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VARESE – «Non si può ridurre l’offerta ai cittadini». E’ questo il messaggio che le Rsu dell’Asst Sette Laghi lanciano all’azienda. Le sigle sindacali hanno diffuso un lungo comunicato in cui si soffermano sugli aspetti da migliorare dell’offerta territoriale.

Potenziare l’attività territoriale

«Il potenziamento delle attività territoriali – si legge nella nota – viene indicato dai politici e dai professionisti della sanità come la condizione indispensabile ad un efficace contrasto dell’infezione da Covid-19. La dizione “attività territoriale” è generica e non chiarisce quali servizi il territorio deve offrire ai cittadini».

Per comprendere meglio l’argomento bisogna fare qualche passo indietro, tornando all’entrata in vigore della riforma sanitaria lombarda a inizio 2016. In quella data l’Asst dei Sette Laghi ha assorbito alcune attività che erano erogate in precedenza dell’Asl della Provincia di Varese. Da allora cos’è accaduto? A questa domanda rispondono i sindacati, con alcune riflessioni che intendono chiarire la situazione. Il primo punto affrontato è quello dei consultori.

«Le attività sono ridotte al minimo – denunciano le parti sociali – quando si è fortunati c’è un’ostetrica. Lo specialista in ginecologia è presente a ore e non ci risulta che vi siano particolari strumenti, come ad esempio gli ecografi, per poter svolgere pienamente l’attività. Inoltre, gli psicologi e gli assistenti sociali sono praticamente assenti». A preoccupare è anche la situazione delle commissioni invalidi: i sindacati parlano di un peggioramento del servizio, in particolare nella sede di Varese, dove i tempi di attesa tra la presentazione della domanda e la visita veleggiano ormai attorno ai quattro mesi.

La questione punti vaccinali

C’è poi la questione dei punti vaccinali. «L’azienda ha ammesso che vi è il progetto di portare i punti vaccinali da otto a quattro – sottolineano i sindacati – in uno schema, che prevede tagli e privatizzazioni a tutti i costi». Sullo sfondo resta poi il progetto del Presst di Arcisate: le organizzazioni sindacali lamentano di non averlo mai potuto visionare. «Quello che si conosce – dicono – sono le notizie riportate sulla stampa locale. Notizie che francamente destano non poche preoccupazioni».

A suscitare qualche dubbio è la scelta di puntare su un poliambulatorio, un’idea che viene vista come un ritorno al passato. Quindi c’è spazio per una riflessione finale. «Come organizzazioni sindacali abbiamo più volte evidenziato i limiti organizzativi e le carenze dell’attuale direzione nella gestione dell’ospedale, denunciando disservizi, carenze e contraddizioni. Adesso però non è più possibile temporeggiare».