Sanità, l’apertura di credito della Sciura Maria

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L’impegno c’è, e si vede. Nel complicato, difficile, estenuato e estenuante mondo della Sanità lombarda, Regione Lombardia prova a recuperare il recuperabile all’indomani dello tsunami pandemico che ha aggravato, e di molto, i problemi negli ospedali e sul territorio. I partiti d’opposizione fanno il loro mestiere di oppositori, andando a sfruculiare in ogni dove per porre in luce le cose che non vanno. Che sono tante, forse troppe per consentire un rapido riposizionamento degli organici e, quindi, il miglioramento dell’assistenza e delle cure.

Guido Bertolaso, l’assessore al Welfare di Palazzo Lombardia, martedì 5 a Varese, ha prospettato le iniziative in atto per risolvere, ad esempio, la questione delle liste d’attesa, tema centrale per ottenere funzionalità ed efficienza delle strutture sanitarie. Un percorso lungo a fronte di agende che scoppiano e del personale numericamente insufficiente a soddisfare la mole degli esami diagnostici e ambulatoriali. Così si va alle calende greche anche per una semplice ecografia, benché Bertolaso abbia sottolineato che soltanto il 15 per cento delle domande ha ora tempi lunghi. Forse un po’ esagera con la percentuale, giustamente tira l’acqua al proprio mulino, ma, in virtù dello sforzo messo in campo, ci sta.

L’assessore parla di “modello Varese” per quanto riguarda il reclutamento degli infermieri, lancia un’attestazione di stima all’Asst Sette Laghi guidata da Giuseppe Micale e, pur da differenti prospettive e situazioni, sostiene con convinzione la direzione strategica dell’Asst della Valle Olona, alle prese con la riorganizzazione del doppio ospedale Busto/Gallarate e con la realizzazione di quello nuovo in condominio tra le due città. Scenari di non facile gestione, specialmente per quanto riguarda l’esistente, gravato da una vera e propria fuga nel recente passato dei medici e dall’urgenza di trovare i sostituti. Un’impresa per molte decisive specialità, alla luce dell’attuale scarsa attrattività dei nosocomi bustocco e gallaratese rispetto, ad esempio, al Circolo di Varese che può contare sull’Università e, quindi, su una considerazione professionale più forte anche nell’opinione pubblica, non solo per quanto riguarda le eccellenze.

Per la sanità del Basso Varesotto tutto cambierà quando sarà a regime il futuro nosocomio. Ma, quando? Daniela Bianchi, neo direttore generale, pone come limite il 2029. Possibile? Nel frattempo bisognerà garantire le prestazioni da qui a quella data. La promessa che nessun reparto, oltre a quelli già dismessi o ridotti nell’attività, verrà chiuso è un’ottima notizia. Anzi, si stanno assumendo professionisti nelle aree medica e infermieristica. Problema risolto? Si vedrà, l’impegno, come dicevamo nell’incipit c’è, è dichiarato, messo nero su bianco. Si attendono i risultati. Anche per l’affollamento dei pronto soccorso e per la medicina territoriale, altro tema prioritario da affrontare con determinazione.

Insomma, i cittadini hanno bisogno di avere risposte nel concreto. L’avvio, a rilento per la verità in tutta la regione, delle case di comunità è già un aspetto positivo, che in un certo senso può tranquillizzare la Sciura Maria che vorrebbe l’ospedale sotto casa e alla quale hanno raccontato che la Regione la sta turlupinando con progetti irrealizzabili come il nuovo ospedale bustocco/gallaratese. Giusto andar piano con gli entusiasmi, ma sarebbe sbagliato negare l’apertura di credito a coloro i quali sono chiamati a riqualificare un settore, quello sanitario, di importanza basilare per tutti quanti, e in special modo per la Sciura Maria.

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