Se Bianchi vince a Varese, si torna al voto per la Camera nel collegio di Gallarate

GALLARATE – Se Matteo Bianchi dovesse diventare il nuovo sindaco di Varese, dovrà dare le dimissioni da deputato. E a quel punto il suo posto alla Camera tornerà in gioco con le elezioni suppletive. Saranno chiamati a votare i cittadini residenti nei 59 comuni che fanno parte del collegio uninominale 2-03 della Lombardia, il cosiddetto “collegio di Gallarate”, che comprende la fascia centrale della provincia, corrispondente all’incirca ai “vecchi” collegi del Mattarellum di Sesto Calende, Gallarate e Tradate, arrivando a nord fino a toccare Besozzo e Vedano Olona e a sud fino a Golasecca e Cassano Magnago (zona Somma-Malpensa esclusa).

Il precedente

Il 4 marzo 2018 Matteo Bianchi aveva trionfato con il 49,29% (sostenuto in particolare dalla Lega al 31,29%), davanti alla candidata del Movimento Cinque Stelle Alessandra Viola (23,13%), alla portacolori del centrosinistra, l’allora assessore di Besnate Rosalba Folino (21,73%, di cui il 18,39% di consensi al PD), e a Cinzia Colombo di Leu (2,20%). Nel caso dovesse rassegnare le dimissioni da deputato per fare il sindaco di Varese, la legge prevede che le elezioni suppletive debbano essere indette obbligatoriamente entro 90 giorni dalla data di vacanza della poltrona, con eventuale proroga di 90 giorni nel caso di tornate elettorali programmate sullo stesso territorio. In passato, sul nostro territorio si tennero elezioni suppletive nel 1997 nel collegio di Tradate, in seguito al decesso dell’allora sindaco di Cairate Carlo Frigerio: fu eletto Dario Galli. Entrambi leghisti.

Il toto-nomi

Iniziare a fare il toto-nomi, con così tante variabili in gioco (inclusa l’incertezza sulla durata della legislatura a Roma), rischia di essere un esercizio di stile. Ma qualche ipotesi, nei corridoi dei palazzi della politica, starebbe già iniziando a circolare. Se il candidato dovesse essere nuovamente espresso dalla Lega, il dopo-Bianchi potrebbe essere incarnato nuovamente nella figura del gallaratese Stefano Gualandris, attuale commissario provinciale che ha raccolto il testimone proprio dal candidato sindaco di Varese. Del resto Gualandris era già nella lista della Lega alle politiche dal 2018 nel collegio estero e ha dimostrato grande spirito di servizio accettando di sobbarcarsi il non facile compito di guidare la segreteria provinciale.

La rosa leghista

Ma potrebbe essere “premiata” anche Barbara Bison, già sindaco di Gornate Olona (comune che fa parte del collegio di Gallarate), che da “soldato” si è ritirata in buon ordine quando era emersa la candidatura di Roberto Maroni a Varese. Oppure il posto alle suppletive potrebbe andare a qualche figura emergente che era già stata presa in considerazione per le ultime elezioni europee (in cui poi fu candidata, ed eletta, la bustocca Isabella Tovaglieri). Come Claudia Mazzetti, assessore al commercio a Gallarate e fedelissima del sindaco Cassani, o Federico Martegani, già coordinatore provinciale dei Giovani Padani, attualmente consigliere comunale a Tradate e membro del Comitato europeo delle Regioni, proprio insieme a Matteo Bianchi. La “promozione” di qualche consigliere regionale – provengono da questo collegio Francesca Brianza e Marco Colombo – era invece già stata esclusa nel 2018. Ma non si sa mai.

Le alternative

La scelta di un leghista però rischierebbe anche di affollare l’elenco dei pretendenti ad un posto in Parlamento alla naturale scadenza della legislatura, quando entrerà in vigore la legge sul taglio dei parlamentari e i posti a disposizione già non basterebbero oggi a riconfermare gli uscenti. E allora, nel “risiko” della spartizione dei posti ai tavoli provinciali del centrodestra potrebbe tornare d’attualità la rivendicazione di Forza Italia e dell’area moderata di un riconoscimento con un ruolo significativo. Sfumato uno dei tre sindaci delle grandi città che vanno al voto in autunno, la compensazione potrebbe arrivare con il seggio da parlamentare. In questo caso Forza Italia potrebbe giocarsi la carta Nicola Mucci, già sindaco di Gallarate per due mandati, mentre per Noi con l’Italia si scalderebbe Mattia Premazzi, sindaco di Venegono Inferiore (altro comune che fa parte del collegio) e già indicato dai “rumors” per un futuro ruolo di presidente della Provincia per l’area moderata. Forza Italia però ha già espresso il candidato eletto nel collegio uninominale di Varese (la “paracadutata” Giusy Versace) e quindi, magari in seguito ad un brillante risultato alle amministrative nel Varesotto, potrebbe essere Fratelli d’Italia a picchiare i pugni per ottenere la candidatura. In questo caso, il collegio di Gallarate sarebbe perfetto per la vicesindaco Francesca Caruso o per il veterano Giuseppe De Bernardi Martignoni.

E il centrosinistra?

Se nel centrodestra si punta alla riconferma, la suppletiva potrebbe rappresentare un’opportunità, per il centrosinistra, per provare a strappare il collegio. Per farlo servirebbe una candidatura autorevole, in grado di “sparigliare”. Potrebbe provarci il segretario del PD Giovanni Corbo, sindaco di Besnate. Ma non è detto che non possano spuntare anche nomi di caratura nazionale, come è già successo in diverse occasioni in passato: dalla celeberrima suppletiva del Mugello del 1997 con cui Antonio Di Pietro entrò in parlamento dopo aver abbandonato la toga a quella di un anno fa a Roma, vinta dall’allora ministro Roberto Gualtieri che subentrò nel seggio lasciato vacante dal commissario europeo Paolo Gentiloni. O alla prossima suppletiva di Siena, prevista in autunno per rimpiazzare l’ex ministro Piercarlo Padoan, in cui si fanno i nomi di Enrico Letta e dell’ex premier Giuseppe Conte come papabili candidati di un’alleanza PD-M5S. Ovvio che da quelle parti “tifano” soprattutto per la riconferma di Davide Galimberti a sindaco di Varese, che escluderebbe le dimissioni di Bianchi e di conseguenza la sua sostituzione.

Lega, ma che bella giornata. E “un buon giorno per morire”

varese gallarate bianchi suppletive – MALPENSA24