SOMMA LOMBARDO – Le Fattorie Visconti furono acquistate dal Comune di Somma Lombardo nel 1988 per 480 milioni di vecchie lire. Dopo 19 anni nelle disponibilità di Palazzo Viani Visconti e altri tredici in mano alla municipalizzata Spes – infruttuosi per salvarle dal decadimento – domani sera 24 febbraio con il voto del consiglio comunale torneranno di nuovo all’interno del patrimonio dell’ente. Per un valore stimato di 882mila euro.
Crolli e decadimento
Oltre trent’anni di immobilismo non sembrano dunque avere inficiato il loro valore. Anche a distanza di tanto tempo pare proprio che fece un buon affare l’allora amministrazione Psi-Dc che decise di acquistarle con lo scopo di abbatterle, senza però riuscirsi per il vincolo nel frattempo imposto dalla Soprintendenza. Da allora sono passati cinque sindaci e otto amministrazioni, ma le antiche stalle dei Visconti che sorgono proprio di fronte al Castello restano chiuse e abbandonate. Dovevano diventare un conservatorio, poi un museo agricolo, infine un ostello. Al momento è già buona se restano in piedi. Il rischio crollo è sempre imminente, schiacciate da oltre trent’anni di immobilismo, progetti faraonici annegati in un bicchiere d’acqua e incuria. Anzi, i pochi intervenenti di consolidamento effettuati, come la messa in sicurezza della parte di struttura verso via Colombo risalente all’estate del 2014, hanno contribuito ad aggravarne ulteriormente lo stato di degrado.ù
Qualcosa si muove
Ma forse qualcosa si muove. Nel 2009 passarono a Spes perché – si diceva allora – un’azienda aveva più flessibilità rispetto al Comune per intervenire. Fu un’illusione. E ora che la municipalizzata non macina più gli utili degli anni d’oro, l’amministrazione Bellaria le riporta in capo al Comune nella speranza di intercettare uno dei tanti finanziamenti che oggi interessano i beni pubblici nell’ambito del Pnrr o della rigenerazione urbana. E così, in attesa della rinascita delle Fattorie Visconti, si parte da un dato certo: il loro valore. La perizia di stima realizzata dall’architetto Guido Colombo è di 882mila euro. Perché «i beni culturali – spiega in 62 pagine di dettagliata relazione – pur essendo “senza mercato” e dunque “senza prezzo” e conseguentemente privi di un valore di scambio, possiedono comunque valore d’uso, di opzione, di esistenza e di lascito», ovvero «il valore attribuito alla possibilità di utilizzo del bene da parte delle generazioni future». Nella speranza che non ne debbano nascere ancora molte prima di riaprire il portone delle Antiche Fattorie Visconti.