VARESE – Chiude il leggendario Twiggy: per Varese si chiude un’epoca. «Diciamo che la situazione dovuta all’emergenza sanitaria ha soltanto accelerato la decisione – spiega Francesco Brezzi, che nel 2009 inaugurò il locale di via De Cristoforis con l’allora socio Nicola Oldrini – Una decisione imprenditoriale, ma non solo».
Colpa del Covid e non solo
Brezzi fa immediatamente chiarezza: «Il momento non è facile per un’attività come la nostra – spiega – Ma non ci sono debiti insoluti e nessuno è fallito o sta per fallire. Semplicemente si è chiuso un ciclo. Un ciclo importante, certo, ma che è arrivato al termine come sempre accade. Ciò che ci ha spinti a compiere una scelta importante non ha ragioni esclusivamente economiche. Il Twiggy non era soltanto un locale. Era un luogo di socialità, di incontro, un posto dove si produceva musica. Nell’incertezza del periodo riaprire con limitazioni che lo avrebbero snaturato sotto questo aspetto avrebbe comportato un tradimento dell’idea, del progetto iniziale. E poi la burocrazia, i vigili che arrivavano per la musica alta: se sono in regola, e lo siamo sempre stati, lasciami lavorare. Tutto questo ci ha spinti a scegliere di andare avanti».
Voglio andare a letto presto
Ma resta la speranza «Che qualcuno voglia raccogliere questa eredità», aggiunge Brezzi. «Sia chiaro: il marchio Twiggy resterà nella storia, è unico e irripetibile ed è un marchio registrato. Ma ci sono giovani di talento che potrebbero, e lo speriamo, raccogliere appunto quest’eredità». Quella di Brezzi è anche voglia di cambiare vita: «Voglio andare a letto presto per almeno un paio d’anni – dice scherzando – Al di là delle battute proseguirò con la mia attività di discografico e di giornalista. Ma intendo avere più tempo da dedicare alla mia famiglia. Voglio concentrarmi sui miei figli, sulla mia fidanzata. Il Twiggy è stato unico perché dietro c’era un lavoro di 18 ore al giorno. E’ stato bellissimo ma adesso voglio dare più spazio al resto della mia vita».
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