Effetto Covid, a Varese le donne che lasciano il lavoro lo fanno per la famiglia

VARESE – Tra i genitori lavoratori le donne che hanno lasciato il posto di lavoro nel 2021 in provincia di Varese sono state molte più degli uomini. E le lavoratrici nella maggior parte dei casi si dimettono per prendersi cura della famiglia. Una situazione su cui hanno pesato l’effetto pandemia, che ha inciso anche sugli infortuni sul lavoro, ma anche i costi elevati per nidi e babysitter. I dati sono stati elaborati dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Varese.

Il 71% di dimissioni è rosa

Come emerge dall’analisi della Camera di Commercio le convalide di dimissioni di lavoratrici e lavoratori con figli fino ai 3 anni di età, da parte dell’Ispettorato al Lavoro della provincia di Varese, sono state 964 nel 2021. Di queste oltre il 71% ha riguardato donne (686). Per gli uomini il motivo principale delle dimissioni è il passaggio ad un’altra azienda (nell’80% dei casi), mentre le difficoltà a conciliare il lavoro con la cura famigliare per ragioni legate ai servizi di cura rappresentano solo il 3%. Tutt’altra situazione per le donne, per le quali le difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia rappresentano la prima causa delle dimissioni (58%). I dati provinciali mostrano una fragilità del rapporto di lavoro che dura più a lungo per le donne rispetto che agli uomini: ciò significa che per le lavoratrici che diventano madri la scelta di lasciare il lavoro può arrivare anche dopo aver maturato diversi anni di esperienza lavorativa ed aver acquisito una certa maturità professionale e non solo durante le prime fasi della vita lavorativa.

Problemi di conciliazione

Nel dettaglio, le problematiche di conciliazione maggiormente segnalate dalle lavoratrici madri che si dimettono sono: assenza di parenti di supporto (26%), costi di assistenza neonato (nido/baby sitter) elevati (13%), condizioni di lavoro gravose o non conciliabili con la cura della prole (8%), mentre circa il 6% delle lavoratrici si dimette poiché il datore di lavoro ha negato il part-time o la modifica di turni e flessibilità. Proprio il dato sulle richieste di flessibilità o part-time presentate dalle donne conferma ancora una volta le complessità legate alla situazione emergenziale: nel 2019 solo il 5,1% delle lavoratrici dimissionarie aveva richiesto forme di flessibilità o part-time, mentre nel 2020 tale valore sale all’11,3%.

Effetto pandemia

Ci sono poi altri segnali che indicano come la pandemia abbia messo in difficoltà le famiglie, tra lockdown, restrizioni e altre misure di distanziamento sociale. In questo contesto, sembrerebbe che le donne si siano fatte maggiormente carico della cura della famiglia e dei figli: la quota di dimissioni di donne tra le convalide ha raggiunto il valore più elevato proprio nel 2020 (74% a fronte del 65% nel 2019), in particolare per servizi di cura, anche nel caso di un solo figlio. A causa del Covid nel 2020 il numero delle donne occupate in provincia di Varese è calato da 171mila a 162mila, con una perdita di oltre 8mila posti di lavoro. Il maggior numero di dimissioni ha riguardato il settore del terziario (nel grafico i dati del 2020): in questo settore delle 544 convalide totali 432 hanno riguardato le lavoratrici.