Varese, gli studenti di comunicazione “studiano” il futuro: l’88% è preoccupato

Gli studenti dell'Insubria insieme al professor Foti e agli amministratori locali

VARESECosa ci si aspetta dal futuro? Come sarà il domani tra ambiente, alimentazione e tecnologia? Quali sono le preoccupazioni e quali le aspettative? A queste domande ha voluto dare una risposta un sondaggio realizzato dagli studenti dell’Università dell’Insubria. È stato interpellato un campione di oltre 1000 persone del Nord Italia, a cui sono state sottoposte una serie di domande relative a 6 maxi temi. È emersa una forte preoccupazione nel futuro (per l’88% dei rispondenti), ma anche la capacità di sacrificio nell’affrontare le difficoltà.

Dal presente al futuro

150 gli studenti coinvolti nell’attività, che costituisce la sedicesima indagine sociologica del corso di Comunicazione pubblica e istituzionale tenuto dal professor Franz Foti. Titolo della ricerca di quest’anno “Sei passi nel presente immaginando il futuro”. Dopo due anni di pandemia si è voluto quindi sondare la fiducia nel futuro partendo dall’oggi. Ad illustrare i risultati sono stati gli stessi studenti questa mattina, mercoledì 30 novembre, insieme al docente. «È lo studio più ricco che abbiamo mai realizzato – ha detto Foti – l’università è un luogo dei saperi da mettere a disposizione della comunità intera: questo è il nostro ruolo». Il lavoro ha focalizzato l’attenzione sulla società di oggi come base per la società di domani, ponendo l’accento su temi etici come crisi climatica, disabilità, sviluppo della robotica e della digitalizzazione.

Preoccupazione e consapevolezza

Cosa ci aspetta dunque nel domani? Una società individualista ormai ben avviata sulla strada dell’egoismo o una società che saprà essere solidale con i più deboli ed impegnarsi per evolvere ed eliminare il conflitto in ogni sua forma. Questo il grande dilemma del futuro, che dipenderà da quanto ciascun individuo vorrà concretamente impegnarsi. A sintetizzare l’esito del lavoro è stato il professor Foti (nella foto sotto al centro). «Ci troviamo di fronte ad un popolo resiliente, che è già proiettato verso il sacrificio e la determinazione a superare momenti di difficoltà. Emergono poi consapevolezza e preoccupazione». Presenti ad ascoltare l’illustrazione dell’indagine anche le istituzioni, con il sindaco di Varese Davide Galimberti, che ha ringraziato gli studenti per un lavoro utile per impostare politiche per il territorio, l’assessore ai servizi sociali Roberto Molinari e il consigliere provinciale Simone Longhini, delegato a istruzione e formazione.

Il campione

La modalità di raccolta dei dati è avvenuta tramite digitale. Le persone che hanno partecipato alla compilazione del sondaggio sono state 1094, di cui il 69% femmine e il 31% maschi. L’area geografica rilevata principalmente è quella della Lombardia, con l’88% delle provenienze (il resto da altre regioni e paesi esteri), in particolare la zona compresa tra il territorio varesino e quello milanese. Per quanto riguarda il titolo di studio il 58% dei rispondenti ha la maturità, il 23% la laurea, il 4% titoli post laurea, quindi a seguire licenza media, qualifica professionale e licenza elementare. Questa la suddivisione per occupazione: studenti 49%; impiegati 26%; operai 6%; liberi professionisti 6%; pensionati 3%; disoccupati 3%; insegnanti 3%; casalinghe/i 2%; dirigenti 1%; artigiani 1%. Infine lo stato civile: celibi/nubili 65%; coniugato/a 24%; conviventi 9%; non dichiarato 2%.

Social, ambiente e alimentazione

Primo tema del sondaggio il mondo online. Dal campione risulta che il 69% delle persone usa i social giornalmente fino a 4 ore, mentre il 31% li usa da 4 a 8 ore. Il più utilizzato è WhatsApp, seguito da Instagram, TikTok, Facebook e YouTube. Il 10% dichiara di aver subito violenza social, mentre il 28% sostiene di conoscere persone che l’hanno patita. Il 94% delle persone pensa che i social provochino un aumento del bullismo. Secondo tema quello dell’ambiente: il 72% delle persone manifesta seria preoccupazione per la crisi climatica, e il 78% si sente disposto a cambiare routine di vita per salvaguardare l’ambiente. Il mezzo più utilizzato per gli spostamenti è l’automobile, con il 50% delle risposte. Per quanto riguarda il nucleare il 42% si dice a favore, il 37% non sa come esprimersi e solo il 21% si dice contrario. Terzo tema le tendenze alimentari: secondo il 72% delle persone le evoluzioni della società potrebbero creare nuove forme di cibo e il 60% considera positivamente l’alternativa ai pasti con cibi disidratati per fronteggiare il fabbisogno alimentare. Sull’uso degli insetti come sostitutivo nutrizionale il 40% si dice contrario.

Preoccupazioni, aspettative… e felicità

Quindi la risposta forse più significativa di tutto il sondaggio: al grave interrogativo “Quanto ti spaventa il futuro?” l’88% risponde “molto”, “moltissimo” o “sufficientemente”. Le preoccupazioni maggiori sono legate a cambiamento climatico, ignoranza, egoismo e indifferenza, guerra e politica, violenza. Solo il 43% pensa che la religione avrà ancora una dimensione importante in futuro. A favore della legalizzazione della cannabis il 59%, a favore della legalizzazione dell’eutanasia l’82%. L’87% prensa che le intelligenze artificiali sostituiranno il lavoro manuale. Tra le vie per migliorare le condizioni di vita il campione indica in particolare investire per le nuove generazioni, migliorare istruzione e ricerca, disporre di sanità pubblica efficiente, curare ambiente ed ecologia, aumentare pensioni e salari e fornire un lavoro a tutti. Tra i principali scenari negativi immaginati per il futuro spiccano epidemie, catastrofi climatiche e crescita delle disuguaglianze. Quinto tema la disabilità, con il 29% del campione che auspica più sostegno alle famiglie per cure e terapie, il 26% che chiede di facilitare l’accesso al lavoro e il 25% che sottolinea la necessità di eliminare le barriere. Infine la felicità: nella domanda finale si è chiesto al campione se si è felici. Questa la risposta: sì 39%, no 5%, ci sto lavorando 56%. Segno che la maggior parte delle persone non si reputa né triste né felice, ma sta ancora cercando di capirlo.