Parco del Ticino stronca la ferrovia T2-Gallarate: «Distrugge la nostra riserva»

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GALLARATE – «Il Parco del Ticino non è a priori contrario alla ferrovia T2-Gallarate: ma non abbiamo tutti gli elementi richiesti per valutarne l’effettiva necessità. Di certo i sei minuti in meno per raggiungere Gallarate non sono il motivo per cui si può giustificare un’opera che intaccherà pesantemente la riserva che cerchiamo di tutelare». Dalla Cascina del Monte Diviso a Gallarate, oggi 6 aprile, si sono levati alti i dubbi verso il progetto di Regione Lombardia, FerrovieNord e Sea per realizzare il collegamento ferroviario dal terminal 2 di Malpensa a Gallarate, passando per i boschi della brughiera. E se l’ente parco batte i piedi per difendere una delle ultime riserve incontaminate di una Lombardia inglobata dalle infrastrutture, chiedendo più dettagli e risposte sul progetto, Legambiente non ha dubbi sull’impatto negativo dell’opera e chiede che venga fermato l’iter di progettazione. «A costo di rivolgerci al Tar».

Si progetta a scapito dei boschi

Basta pensare ai cambiamenti climatici in atto per capire, secondo Legambiente, che l’attenzione all’ambiente deve essere una priorità «eppure non sembra che le istituzioni abbiano questa visione. E pur di fare le infrastrutture, si progetta a scapito dei boschi. È successo con Pedemontana e anche con Malpensa». Legambiente non è contraria «alle infrastrutture in generale che favoriscono il traffico su ferro. Ma si tratta in questo caso di un progetto che mangerà del territorio e già questo è un valido motivo per interrompere l’iter. Se necessario, per far sì che accada ricorreremo al Tar».

La posizione del Parco del Ticino

Per il Parco del Ticino la situazione non è così semplice da giudicare perché nel progetto sono stati omessi «volutamente, forse, per non discuterne», secondo il direttore dell’ente Claudio Peja, «elementi fondamentali per la sua valutazione». Parco del Ticino non si schiera contro a priori né dà il suo assenso incondizionato: chiede però di conoscere «quale sia l’effettivo impatto positivo del raddoppiamento della Rho-Gallarate. La possibilità di usare la ferrovia come trasporto merci: anche di questo non sappiamo nulla, così come della possibilità di far diminuire i tir in partenza da Cargo City sempre sfruttando la ferrovia».
Nel parere espresso dal Parco, queste domande ci sono: «eppure abbiamo difficoltà ad avere un dialogo per ottenere risposte rispetto ad un progetto che non ha  motivazioni a supporto: quanti boschi saranno tagliati? Quali saranno le compensazioni? Quanti i danni in fase di cantiere?». Secondo Peja, è difficile pensare che «dei tecnici non abbiano preso in considerazione certi elementi. Forse sono stati omessi per forzare la realizzazione dell’opera, che, però, non può essere giustificata da soli sei minuti risparmiati per raggiungere Gallarate in treno».
Il dato certo è uno solo: saranno circa 48.237,50 i metri di riserva che si perderanno, come spiega la rappresentante del consiglio d’amministrazione Gioia Gibelli, «e la riserva del Parco del Ticino, che è la sola parte naturale che resiste in Lombardia e che puntiamo a rendere anche transfrontaliera, rischia di essere intaccata da un progetto che non conta solo la T2-Gallarate, ma anche l’ampliamento di CargoCity, la statale 11 per collegare Vigevano con la 336, la bretella di Gallarate per Pedemontana». In tutto ciò, secondo l’ente, Regione sta anche sottovalutando il trasferimento dei voli da Linate a Malpensa: «Non vediamo una programmazione seria per quest’estate specialmente per la questione parcheggi. Stiamo lavorando noi con i Comuni per evitare di trovare le macchine parcheggiate nei boschi».
Parco del Ticino ribadisce così la necessità di un confronto, ampio e complessivo sulla questione infrastrutture: «Malpensa c’è e non vogliamo sabotarne la crescita, ma nemmeno autorizzare che ci distrugga il territorio. Si deve discutere e arrivare a compromessi per delle soluzioni che abbiano alla base la salvaguardia del nostro capitale ambientale».

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