Accam, il sindaco di San Giorgio, Cecchin: «Perché ho cambiato idea sulla chiusura»

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SAN GIORGIO SU LEGNANO – «Un impianto di incenerimento può divenire un impianto di eccellenza tecnologica al servizio dei nostri territori». Ne è convinto il sindaco di San Giorgio su Legnano, Walter Cecchin, per il quale «in questi mesi si continua a parlare di Accam solo in senso negativo e quasi dispregiativo. Sicuramente la gestione industriale/amministrativa non è stata impeccabile, ma questo non significa che Accam debba chiudere per forza. Bisogna naturalmente investire risorse economiche, ma soprattutto – argomenta Cecchin – ridare alle società partecipate quella autonomia, capacità industriale e professionalità della governance che oggi il mercato industriale richiede, pur rimanendo sempre società a controllo pubblico. In modo più diretto, voglio dire che i soci (Comuni) devono decidere perché è difficilissimo amministrare una società senza un indirizzo preciso e senza un’idea di percorso da attuare nel tempo».

«Altre le soluzioni più ecologiche e lungimiranti»

In un post pubblicato oggi, lunedì 1 febbraio, sul suo profilo social Cecchin, che è anche presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Alto Milanese, riconosce di aver cambiato idea rispetto al passato: «Per onestà vi posso dire che anch’io nel 2014/2015 ero fra quei sindaci pro chiusura, ma con il tempo, approfondendo la tematica su più aspetti, ho cambiato idea. Oltre alle ragioni del No Accam – aggiunge – mi piacerebbe molto un confronto tecnico, economico, politico sul perché oggi Accam non si deve chiudere e si può non farlo. C’è chi vuole chiudere e portare i rifiuti di un bacino di oltre 180.000 abitanti lontano da casa, facendo percorrere ai mezzi pesanti centinaia di migliaia di chilometri in più all’anno, aumentando inquinamento e rischi, oltre a far incrementare ulteriormente i costi di gestione su un servizio che ha un mercato impazzito e quasi senza concorrenza. Chiudere forse sarebbe la soluzione più semplice, ma non certamente la più ecologica o più lungimirante. Prima di valutare la trasformazione di Accam, mi aspetto che tutti i Comuni del nostro bacino investano risorse sia economiche che culturali affinché si raggiungano valori di differenziata prossimi al 90%. Ma da quanto vedo oggi, solo pochi Comuni lo stanno facendo o hanno iniziato a percorrere questa strada, introducendo la tariffa puntuale che ha portato ad una riduzione di circa il 30% dei rifiuti conferiti nei termovalizzatori».

Legnano, Brumana: «Così Radice ha fatto dietrofront»

Nei giorni scorsi anche il sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, aveva cambiato opinione sul destino di Accam, fino a presentare un proprio “piano d’azione” per mantenere attivo l’impianto di Borsano, inserito però in una politica di gestione dei rifiuti su area vasta che ne preveda la ristrutturazione, oltre a nuovi impianti e sistemi di smaltimento. Una presa di posizione che incontra oggi le critiche del consigliere di opposizione Franco Brumana, secondo il quale Radice in campagna elettorale «non riteneva accettabile il piano industriale che puntava a bruciare sempre più rifiuti soprattutto sanitari provenienti da mezza Italia. Ora invece – attacca Brumana – vuole aggiungere anche i fanghi di depurazione di Cap Holding. Eravamo d’accordo con lui, ora non più».

Via libera dei soci di Amga al “piano Radice” per un nuovo futuro di Accam

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