Al Campus Reti l’Ulisse del maestro Solbiati: le sirene cantano per il Baff

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BUSTO ARSIZIO – «Un sogno per reagire alla difficoltà»: con queste parole il maestro Alessandro Solbiati ha descritto ieri, domenica 3 aprile, la genesi di “Il silenzio e il canto”, opera virtuale da lui composta durante il lockdown e proiettata al Campus Reti di Busto Arsizio che, in occasione del Baff, ha aperto le sue porte al pubblico. L’evento, organizzato in collaborazione con il festival BA Classica a cura di Giovanni Mazzuchelli e Paola Colombo, è stato introdotto da Alessandro Munari, presidente di B. A. Film Factory, e Manuela Maffioli, vicesindaco e assessore alla Cultura.

Da sinistra a destra: Davide Colavini, Alessandro Solbiati, Maria Eleonora Caminada, Fabio Zulli, Tommaso Gorli, Micol Vanni, Alessia Lodispoto e Nicolò Mantovani

Un’orchestra di strumenti moltiplicati

«La nascita di “Il silenzio e il canto” è avvenuta durante il lockdown, quando non si poteva suonare insieme», ha racconta Solbiati dell’opera che a quasi duecento rappresentazioni pittoriche dedicate al mito di Ulisse e delle Sirene unisce il canto ipnotico del soprano Maria Eleonora Caminada e la voce recitante di Fabio Zulli. L’accompagnamento musicale è stato affidato a strumenti “moltiplicati”: dal momento che ogni interprete poteva registrare la propria parte solo singolarmente, attraverso la tecnologia sono stati aumentati gli elementi in gioco creando un orchestra virtuale con, ad esempio, il suono di un unico flauto ampliato a un numero di otto.
Tra i tanti riferimenti a letteratura e poesia, da Rainer Maria Rilke a Franz Kafka e Giovanni Pascoli, insieme all’Odissea grande protagonista è stata la Divina Commedia con il ventiseiesimo canto dell’Inferno, evocato nella performance teatrale “Delle sirene e del viaggiator Ulisse”. Pièce di introduzione all’opera di Solbiati scritta da Gabriele Tosi e Davide Colavini, ha visto il secondo affrontare sul palco, insieme agli attori Micol Vanni, Alessia Lodispoto e Nicolò Mantovani, il problema della conoscenza.
In quest’ambito, da “Il nome della rosa” alla storia di Ilaria Capua, sotto la lente sono finite la paura di conoscere e l’invidia per chi conosce, fino all’odio per ciò che non è noto e l’ansia di classificare le cose, simile al mito del letto di Procuste. Ulisse, che decise di ascoltare il canto delle sirene «attratto ma protetto», nei versi di Dante ha pagato con il naufragio e l’inferno il suo desiderio di conoscere oltre i confini concessi dal volere divino.

Micol Vanni, Nicolò Mantovani e Alessia Lodispoto

Il gemellaggio con BA Classica: un dialogo della cultura elevata

«Alessandro Solbiati, già una “leggenda positiva” del liceo classico Crespi – Munari ha così presentato l’ex compagno di scuola – è ora un’artista riconosciuto a livello mondiale: sicuramente è tra quanti hanno portato ovunque il nome di Busto, dei quali cui si parlava nella serata di inaugurazione al Teatro Sociale. E oggi, in questo posto ricco di arte, va a toccare uno dei miti più importanti della nostra cultura: l’andare oltre a ciò che è consentito conoscere all’umano».
«Con il Baff, festival del cinema sul cinema, è possibile riscoprire luoghi di bellezza nella città», ha sottolineato Maffioli. «Anche in spazi inediti che, come in questo caso, uniscono il sapere e il saper fare. Un tratto sempre più distintivo di Busto, giunta a nove festival che permettono di incontrare i suoi talenti come il maestro Solbiati. In una settimana di immersione nella settima arte, la serata “Off” in gemellaggio con BA Classica permette di far dialogare due dei generi culturali più elevati».
«Di solito qui si fa altro: si elaborano dati o si studia come si comportano i sistemi informatici ma tra gli zeri e gli uno non manca il colore», ha dichiarato Lorenzo Beliusse, direttore marketing dell’azienda di consulenza informatica, riguardo alle opere d’arte esposte dall’ad e presidente Bruno Paneghini. «Reti mette sempre al centro la persona e, alla luce l’umanesimo che sosteniamo, siamo felici di ospitare entro le nostre porte un’eccellenza di Busto».

L’introduzione di Manuela Maffioli e Alessandro Munari a “Il silenzio e il canto”
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