In volata: Bianchi pensa a Zanzi e Azione, Galimberti pesca nel centrodestra

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VARESE – Fuori i secondi. O meglio, i cinque candidati sindaco che in questo giro elettorale non hanno raccolto quanto sarebbe servito per avere almeno una rappresentanza in consiglio. E sicuramente meno delle aspettative che ognuno di loro, nei 92 giorni di campagna elettorale, ha alimentato e coltivato.

Ma non c’è tempo per prendere fiato, perché la città è già entrata in clima ballottaggio. Tra Davide Galimberti, sindaco in carica e candidato della coalizione di centrosinistra, e Matteo Bianchi, leghista del dialogo e leader del centrodestra, ci sono 3 punti percentuali di distacco. Da conservare per Davide Galimberti (15.693 voti, ovvero il 48%), da rosicchiare per Matteo Bianchi (14.674, 44,98%). Percentuale che tradotta in numeri significa 1.019. Insomma, partita ancora aperta e che presenta la novità di non avere, dopo il primo turno, un terzo incomodo fuori dai giochi, ma con un bottino di voti tali da “corteggiare”.

Qui Galimberti

Il sindaco in carica sorride, e non nasconde la soddisfazione per il risultato conseguito al primo turno. «Sono molto soddisfatto», ha detto nella tarda serata di ieri (lunedì 4 ottobre) a risultato consolidato. «Non abbiamo vinto subito, ma ci siamo andati molto vicini. Un risultato straordinario e migliore rispetto a quello di cinque anni fa. Grazie al lavoro di tutta la coalizione. E con le liste civiche, che nella nostra coalizione sono civiche per davvero e hanno saputo raccogliere consenso in un elettorato molto ampio». Ma anche con un Pd che è risultato essere il primo partito in città.

Galimberti ha poi lasciato intendere che in queste due settimane il suo bacino elettorale si potrebbe allargare ancora: «Credo che potremo essere interlocutori dell’elettorato moderato del centrodestra che si è rivolto alle liste civiche. Non dimentichiamo che abbiamo registrato un fenomeno di voto disgiunto considerevole». I dati, infatti, parlando di un sindaco in carica che ha “preso” mille voti in più rispetto al risultato di coalizione (circa il 6%). Ma il primo obiettivo è riportare, tra 15 giorni, tutto l’elettorato che al primo turno l’ha scelto come sindaco di Varese.

Qui Bianchi

«Pensavate di esservi liberati di me», attacca subito, ridendo, Matteo Bianchi. L’uomo che in tre mesi ha ridato speranza e spinta a un centrodestra sull’orlo di una crisi di nervi non nasconde la sua soddisfazione per il risultato conseguito al primo turno. «Siamo partiti con qualche difficoltà – dice – ma abbiamo condotto una campagna elettorale in crescendo. Ora non dobbiamo fermarci».

Siamo noi a fermare un lanciatissimo Bianchi e a chiedere: “Scusi, ma i numeri, quelli relativi alla liste di partito parlano chiaro. Lega e Fratelli d’Italia non hanno dato quella spinta pronosticata a destra e a manca, e che che tutti si attendevano. Non è che il suo essere uomo del dialogo ha raffreddato ‘la pancia’ populista e sovranità dei due partiti?“. Risposta: «Io credo di fare tutto quanto era nelle mie possibilità. Ora dobbiamo lavorare per due settimane. Certo, se guardo in casa del mio avversario vedo – anzi, lo dicono i numeri – che il Pd, il partito che doveva fare traino, ha tirato e lavorato».

Ballottaggio al di fuori delle liturgie a cui siamo abituati o ci sarà la ricerca di apparentamenti? «Io e Galimberti abbiamo incassato la quasi totalità dei voti. Ma credo che ci sia spazio per ragionare sui programmi e sulle proposte. Il nostro percorso si avvicina molto a quello di Daniele Zanzi e Varese 2.0 e a quello di Carlo Alberto Coletto e Azione. Poi aggiungo che la politica ha i suoi tempi. Questo vuol dire che già questa sera con la coalizione, e domani in Lega, faremo una serie di riflessioni. Mi risulta che anche in questi gruppi sia in corso una riflessione. Se ci sarà convergenza sui programmi non sarò certo io a chiudere la porta».

Da 100 a 0 a 1 a 1, palla al centro

Bianchi non parte dal meno 3% del primo turno. «Siamo sull’1 a 1. E ci giochiamo la partita. Con i nostri temi e cercando di fare emergere con maggior forza le tante cose che non hanno funzionato con il centrosinistra al governo della città. A partire dal degrado di piazza Repubblica, dalla situazione indecorosa che ogni giorno si verifica nella zona delle stazioni e senza dimenticare il degrado generale in cui versa la città».

E senza temere il voto disgiunto. Pratica che, sotto traccia (ma nemmeno troppo) è stata “promossa” e attuata. Teme che questo possa avere conseguenze anche sul ballottaggio? «No, perché credo di aver fugato il timore di coloro che pensavano a un Matteo Bianchi schiacciato su posizioni più radicali. Chi mi ha conosciuto ha visto che sono una persona di equilibrio. Per questo dico che non c’era bisogno di disgiungere il voto. Ma credo che questa tecnica riguardi “potentati”, gruppi o clan della città di Varese che evidentemente non sono ancora stati superati».

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