Bottini (BaC): «Delusi da Forza Italia. Noi unici al centro». Terzo polo con IV-Azione

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Gian Franco Bottini

BUSTO ARSIZIO – «Forza Italia ci ha delusi. Da un lato ci spiace, dall’altro però ci apre uno spazio grandissimo al centro. Cercheremo di colmarlo, con la credibilità di chi è sempre stato moderato». Parola di Gianfranco Bottini, fondatore e leader di Busto al Centro, che si prepara a lanciare il terzo polo, probabilmente con Italia Viva e Azione, dopo che gli azzurri sono rientrati nei ranghi del centrodestra, abbandonando l’idea, a lungo accarezzata, di poter dar vita ad una coalizione moderata in competizione con «il centrodestra a trazione sovranista» che, ormai è certo, ricandida Antonelli sindaco. E in caso di ballottaggio, «se ci verrà chiesto di collaborare pretenderemmo una svolta sul fronte della condivisione e del rispetto nei confronti di chi ha perso le elezioni».

Bottini, sfumato il possibile apparentamento con Forza Italia, cosa farà Busto al Centro?
«Abbiamo assistito e atteso con interesse l’esito delle “manovre” elettorali prima a sinistra e poi nel centrodestra. L’ipotesi che Forza Italia prendesse le distanze da un centrodestra sovranista, che noi condividiamo, era interessante, nell’interesse della città, per dare un riferimento a quell’area moderata che da sempre rappresenta una larga fetta di cittadini di Busto e che oggi è sguarnita. Ora lì siamo rimasti solo noi».

Delusi dalla scelta di Forza Italia?
«Sì, ma soprattutto non l’abbiamo capita da un punto di vista politico. Io credo che avrebbero dovuto giocarsela, la partita. La cosa però non ci dispiace ma ci riempie di responsabilità. Per BaC si è aperto uno spazio grandissimo, non pretendiamo di colmarlo tutto ma siamo pronti a giocare quel ruolo».

Nessuno spazio per un’alleanza con il centrodestra?
«Al di là di Forza Italia, nessuno ci ha mai chiesto niente, d’altra parte non è nella nostra natura. Ma se neanche Forza Italia riesce a farsi ascoltare, figuriamoci noi. E a fare i portatori di borracce proprio non ci pensiamo».

E con il PD, nessun contatto?
«Nel 2016 c’era una segreteria “renziana” che guardava verso il centro. Stavolta il partito si è messo a guardare verso sinistra e quella porta per noi si è chiusa. Ma lo abbiamo detto da tempo».

Allora vi preparate ad una coalizione di centro?
«C’è un dialogo aperto con rappresentanze significative come Italia Viva e Azione, che ora andremo a concretizzare. Se ci sarà sintonia sui programmi, potremo mettere in campo una coalizione, piccola o grande che sia. Quel che ci interessa fare è dare una rappresentanza di peso a quell’area moderata di centro, priva di riferimenti non solo a Busto. Siamo gli unici rimasti, e credo anche abbastanza credibili. Lì ci siamo messi e lì siamo rimasti, anche se qualche sirena in passato è suonata. La gente ci può apprezzare per la nostra serietà. L’altra volta abbiamo centrato un risultato più che buono, stavolta potrà essere anche migliore».

Avete già individuato un candidato sindaco?
«Avrà le caratteristiche che servono per una lista civica che vuole essere davvero civica: una persona riconoscibile in città, stimata e credibile. Ma se non c’è ancora il candidato sindaco a Roma e Milano, a cinque mesi dal voto a Busto è inutile correre. Faremo i passi necessari nei tempi dovuti. Programma, lista e poi inizierà la campagna elettorale».

Ma l’obiettivo è arrivare al ballottaggio o contare al ballottaggio?
«Faremo la nostra corsa, se saremo utili a qualcuno seguiremo le logiche del ballottaggio, sempre che si riesca ad andare d’accordo sui temi fondamentali».

E qual è il vostro giudizio sull’amministrazione uscente di centrodestra?
«Non dico che non ci sia stata buona volontà, ma non basta. C’è una carenza sull’ordinario e sul quotidiano abbastanza visibile, dalle piante alle strade. E non sempre c’è stata, e questo non va bene, la consapevolezza del fatto che chi governa ha il dovere di rappresentare anche chi non ha vinto e sta all’opposizione. Abbiamo assistito costantemente a prese di posizione preconcette, non solo verso di noi di Busto al Centro. In futuro servirà più condivisione e apertura, e se dovessimo essere chiamati ad una collaborazione, pretenderemo una svolta su questo aspetto, per noi essenziale».

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