Busto, scontro sui rappresentanti di quartiere. Antonelli: «Per me lo sono già»

BUSTO ARSIZIO – «Rappresentanti di quartiere? Ufficialmente non sappiamo ancora se portare avanti questa iniziativa, ma per me lo sono già. Non hanno bisogno di stellette o di un regolamento apposito». Il sindaco Emanuele Antonelli risponde così all’interrogazione in commissione di Cinzia Berutti (PD), innescata dalla risposta del presidente della commissione lavori pubblici Luca Folegani (FdI) sulla riqualificazione di via Guido d’Arezzo. Il tema è se formalizzare la partecipazione democratica, «come previsto anche nel programma elettorale della maggioranza» ricorda Berutti. Ma alla fine del dibattito in commissione bilancio lo stesso sindaco, palesemente stizzito, sembra ripensarci: «Forse è meglio continuare così. Li chiamerò “cittadini amici che hanno a cuore la città” invece che rappresentanti di quartiere».

L’equivoco

Il caso nasce da un equivoco, sulla definizione di “rappresentanti di quartiere”. Lo ammette lo stesso Antonelli: «Avevo scritto a Folegani che avevamo valutato con i rappresentanti del quartiere il progetto. E lo confermo – le parole del sindaco – ci siamo trovati al Redentore con il parroco e una decina di persone del quartiere, e insieme è emerso il bisogno di realizzare quell’intervento. Non perché siano rappresentanti ufficiali, anche se per me lo sono già. Ma tutti i miei cittadini lo sono, mi contattano continuamente con telefonate, mail e messaggi». Non è però una rappresentanza formale: «Non c’è niente di ufficiale e non sappiamo ancora se lo faremo in via ufficiale – spiega il sindaco Antonelli – io li chiamo rappresentanti dei quartieri ma sono cittadini che, gratis ma con tanta voglia di controllare i problemi che ci sono nella nostra città, ci chiamano e ci sollecitano per risolvere i problemi. Come Adriano Landoni a Borsano, Ambrogio Bienati ai Santi Apostoli o Massimiliano Colognesi al Redentore». E Antonelli assicura: «Dò ascolto a tutti, certo che se mi chiamano per spegnere l’inceneritore non rispondo neanche. Ma anche Landoni è per la chiusura dell’inceneritore, e mi chiama per tutti i problemi che riscontra a Borsano. Poi dove possiamo arrivare lo facciamo»

Il pressing delle minoranze

Per Cinzia Berutti però sarebbe «opportuno avviare un confronto sulla partecipazione nei quartieri», affinché «questa rappresentanza dal basso venga riconosciuta», dato che attualmente «c’è poca chiarezza nell’individuazione di queste figure di riferimento». Le dà manforte Santo Cascio (Progetto in comune): «Per dare serietà allo strumento della democrazia partecipata, credo sia doveroso fare lo sforzo di proporre questa regolamentazione con uno strumento democratico per eleggere i propri rappresentanti». Si aggrega anche Gianluca Castiglioni (BaC): «Forse c’è stata un’incomprensione, ma occorre trasparenza». Anche per Gigi Farioli (Popolo Riforme e Libertà), che ricorda l’epoca del decentramento (anni ’80) con i nove “parlamentini di quartiere”, «serve dare legittimazione alla partecipazione attiva. Se vogliamo essere coerenti con i programmi elettorali».

La “melina” della maggioranza

Dai banchi della maggioranza però Luca Folegani (FdI) respinge l’intervento di Berutti come «un pretesto per fare polemica» e definisce quello dei rappresentanti di quartiere «un non problema. Sono persone che partecipano e rivolgono le loro istanze ai consiglieri comunali. Siamo stati votati noi per essere referenti dei cittadini». Sulla stessa linea Orazio Tallarida (FI): «Sono cittadini vicini all’amministrazione perché sono attenti ai problemi del loro quartiere. Non c’è bisogno di votarli e fare un’assemblea». Fino a che Antonelli arriva a dire che «sentendo questi discorsi forse è meglio avere referenti non formalizzati come in questi anni» e annuncia: «D’ora in avanti parlerò di cittadini amici che ci tengono alla città invece che di comitati e rappresentanti».

Lo scontro

Ma quando Berutti, a proposito della nuova definizione suggerita dal sindaco, fa notare che «gli amici si scelgono» e richiama alla memoria precedenti spinosi come quello del silenzio nei confronti delle duemila firme per il parco della Genesi all’ex Borri, Antonelli non si trattiene: «Sono amici della città, non me li sono scelti. Mi chiamano per la buca o per i loculi che aspettavano da tanti anni al cimitero di Borsano, non per andare a mangiare fuori. Io non ho bisogno di persone che magari manda anche lei per andare contro l’amministrazione. Di certe ne faccio a meno, e se andassero a vivere da qualche altra parte ne farebbe a meno anche la città». E ancora: «Abbiamo sempre fatto assemblee e ho già detto alla mia maggioranza che dobbiamo ricominciare ad andare nei quartieri. Avevamo smesso perché erano diventate piccole trappole politiche. Ma non dite che non rispondiamo, a meno che non siano proposte faziose che non servono alla città». E lo scontro anche stavolta è servito. E l’impressione è che di referenti di quartieri per un po’ non si sentirà più parlare.

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