Centrodestra di Busto con i nervi tesi. L’opposizione? Si riposa

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Nel deserto ferragostano di Busto Arsizio si agita soltanto la politica di centrodestra

BUSTO ARSIZIO – Ah, se a Busto Arsizio ci fosse l’opposizione. Magari un Partito democratico reattivo, com’era una volta quando, nella cosiddetta Prima Repubblica, schierava consiglieri comunali che non se ne facevano scappare una. Adesso l’opposizione se la confezionano dentro la stessa maggioranza di centrodestra, con scambi di gentilezze tra esponenti anche della stessa lista su problemi più o meno secondari. Dialettica accesa che ha animato l’estate della politica bustocca, solitamente sonnolenta e svogliata, come il Pd durante tutto l’anno: figurarsi d’agosto quando si sonnecchia sotto l’ombrellone.

Prendiamo le prese di posizione e il botta e risposta di Marco Lanza (capogruppo Lista Antonelli), Simone Orsi (capogruppo Lega), Alberto Riva (ex assessore Forza Italia) e Alex Gorletta (consigliere Lista Antonelli) che hanno commentato e battibeccato su questioni viabilistiche (la miccia l’aveva accesa nientemeno che l’ex ministro leghista Francesco Speroni per via Galvani), vicende di sacerdoti trasferiti altrove, costosi palaginnastica in via di progettazione e, udite udite, scheletri edilizi di un palaghiaccio cominciato una quindicina di anni fa e dimenticato lì per l’imperizia di una classe dirigente che non ha ancora risolto, giunta dopo giunta, sindaco dopo sindaco, l’incompiuta di Beata Giuliana. Un effluvio di commenti e, per il momento, neanche l’ombra di un intervento concreto.

Il tutto al netto del silenzio ferragostano di Palazzo Gilardoni, che lascia fare e, soprattutto, lascia dire: tanto non succederà nulla che il sindaco Antonelli non voglia. Aria fresca (fosse almeno quella, visto la canicola che ci opprime), che non risolve il nodo del contendere attorno al palaghiaccio mai finito. Certo, il primo cittadino meloniano, che si tiene stretta la delega ai Lavori pubblici, ha annunciato tempo fa che ci sono ben 9/10 milioni di euro per trasformare il fu palaghiaccio in un moderno palaginnastica. Non un palasport, ma, se abbiamo inteso bene, una palestrona dotata di tutti i comfort.

Dieci milioni? Mica bruscolini rispetto ai due e mezzo che, all’inizio, a metà della prima decade del Duemila, il Comune disponeva su delega della Provincia. Quest’ultima aveva in carico l’opera, ma per completare l’intervento (si era in fase di dismissioni istituzionali in scia alla Delrio) aveva passato le competenze a Palazzo Gilardoni. La giunta di allora (sindaco Gigi Farioli, assessore ai Lavori Pubblici Paola Reguzzoni) boicottò da subito il palaghiaccio e si iniziò a parlare di palaginnastica, così da accontentare la gloriosa società bustocca che, appunto, promuove la ginnastica ed era, ed è, in cerca di una sede degna della sua storia e della sua attività. In ballo c’erano le elezioni e, manco a dirlo, bisognava fare bottino, anche a costo di mandare al diavolo progetto e denaro della Provincia. A un certo punto spuntò persino l’idea di adattare l’ipotizzato campus sportivo per una fantomatica università del calcio, gestita da Roberto Baggio. Così, per dire. Per trasecolare. E per scuotere in modo significativo la testa.

Acqua passata, si dirà. Mica tanto, perché nel frattempo, entrato in scena Emanuele Antonelli, si è perso altro tempo (anni), e un pochino anche la faccia, per inseguire il faraonico sogno del Campus, roba da cinquanta milioni di euro naufragata sotto i colpi di un’idea farlocca, perseguita con una pervicacia senza eguali.

E siamo ai nostri giorni. Il palaghiaccio è stato inaugurato, però a Varese, con vista sulle Olimpiadi. A Busto si cerca di mettere una pezza con la ferragostana colonna sonora del chiacchiericcio tra consiglieri comunali di centrodestra, che se la suonano e se la cantano. Si scambiano accuse, investono di responsabilità le seconde, le terze fila della politica cittadina, dimenticando chi sono i veri autori di un simile, inaccettabile pasticcio. Ma prima o poi qualcuno dovrà pur fare nomi e cognomi, raccontare scomode verità che gli esponenti di una certa politica politicante evitano per non subire ritorsioni. Il Partito democratico e le attuali opposizioni non hanno le palle per tirar fuori le vere responsabilità. Ce l’avessero almeno quelli che, dentro il centrodestra, berciano gli uno contro gli altri per il loro quarto d’ora di visibilità. Mah.

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