Concessi i domiciliari: Nino Caianiello ha parlato, ora c’è chi trema

caianiello domiciliari mensa poveri

GALLARATE – Nino Caianiello lascia il carcere di Opera. Il pubblico ministero ha dato parere favorevole all’istanza di attenuazione della misura presentata dall’avvocato Tiberio Massironi, che difende l’ex plenipotenziario di Forza Italia nel Varesotto e non solo. Il Mullah passa da oggi, mercoledì 25 settembre, dalla cella alla più comoda restrizione di casa sua, a Gallarate. Un segnale, se vogliamo, del fatto che la collaborazione con gli inquirenti ha dato frutti, sufficienti a convincere i magistrati che può tornare nella sua abitazione, benché con l’obbligo di rimanervi confinato. Fino a quando, non si sa. Si sa invece che dopo quasi 5 mesi dal suo arresto (era il 7 maggio) Caianiello rimette piede nella sua città, base delle vere o presunte malefatte che gli vengono addebitate.

Dichiarazioni secretate

Non si sa, invece, ma si suppone che cosa abbia raccontato agli inquirenti: fatti, misfatti, nomi, cognomi, luoghi, date e, per restare nel campo delle ipotesi, giri di denaro e di favori. Insomma, il famoso sistema Caianiello, impostato sulla “decima”, attorno al quale si muoveva un universo politico e parapolitico letteralmente smontato dall’inchiesta Mensa dei poveri. Lui, l’indagato principale della Dda e della procura di Milano, potrebbe avere allargato il campo d’azione, coinvolgendo o affermando responsabilità di personaggi che in qualche modo hanno avuto frequentazioni con quel mondo. Nulla però trapela dall’esito degli interrogatori, durati giorni e, a quanto sembra, tutt’altro che conclusi. Dichiarazioni e rivelazioni segretate. Ma la sensazione è che proprio dalle “chiacchiere” rese ai pm possa scaturire altro rispetto a quanto già noto e, appunto, confermato dalla folta pattuglia degli indagati già in libertà e in attesa che venga loro accettato dal gup il patteggiamento.

Verso il patteggiamento

Con tutta probabilità lo stesso Nino Caianiello chiederà di chiudere patteggiando la vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto. Strada segnata a fronte della possibilità che i pm chiedano il giudizio immediato stante le evidenze delle prove. Eventualità che rischia di rimettere in gioco altri indagati i quali, nonostante le ammissioni di colpa, potrebbero anche essere esclusi dal patteggiamento. Ciò a dire che l’intera storia, quanto meno sotto il profilo procedurale, è ancora da definire. Molto dipenderà appunto da quanto reso negli interrogatori di questi giorni: che cosa ha detto Nino Caianiello? Chi ha coinvolto e chi ha scagionato? Domande che agitano il mondo politico locale e milanese, persino i livelli alti della politica a cui, inutile nasconderlo, mirano gli inquirenti. Perché quel sistema non poteva essere circoscritto a una città e a una provincia e, soprattutto, in modo più o meno consapevole doveva avere riferimenti altri, dentro e fuori il recinto berlusconiano. Ipotesi, certo. Attorno alle quali hanno lavorato e lavorano i magistrati, che al Mullah hanno di sicuro chiesto conferme. Le avranno avute?

Caianiello domiciliari mensa poveri – MALPENSA24