Coronavirus, altri 2380 casi in Lombardia: «Non si è ancora invertita la tendenza»

MILANO – Un mese di Coronavirus in Lombardia e ancora non si vede la luce in fondo al tunnel. Altri 2380 tamponi positivi, di cui circa 850 dalle province di Milano e Monza (solo 28 invece da Varese), nelle ultime 24 ore, fanno salire ad oltre 22mila i contagi. Con più di 2500 decessi e più di 4000 guariti. La Lombardia prova a resistere, attende tra sabato e lunedì i primi veri effetti delle misure restrittive e chiede al governo di stabilire altre limitazioni per frenare il contagio. La battaglia continua.

Un mese di coronavirus

Era il 20 febbraio, alle 21, quando all’assessore al welfare Giulio Gallera veniva comunicato il primo caso positivo di Covid-19 in Lombardia, il “Paziente 1” di Codogno. «Un minuto dopo ho avvisato il presidente Fontana – ricorda Gallera – un mese dopo siamo qui, è cambiata la nostra regione». L’assessore appare provato dopo un mese in prima linea. Oggi pomeriggio, 20 marzo, a Cremona ha inaugurato l’ospedale da campo donato dall’organizzazione umanitaria dei Cristiani evangelici americani Samaritan’s Purse, 68 posti letto di cui 8 di terapia intensiva, con tutto il personale medico per la gestione. «Un raggio di sole» lo ha definito l’assessore. E le donazioni continuano, l’ultima della Pirelli: 65 dispositivi per la ventilazione assistita di terapia intensiva, 5.000 tute per utilizzo sanitario e 20.000. Ma l’orizzonte auspicato, la fase calante del contagio, ancora non si vede. «È una battaglia da combattere con grande determinazione».

Numeri in crescita

I numeri però sono impietosi, anche oggi, alla vigilia delle due settimane di blocco delle attività. In Lombardia si è arrivati a 22.264 positivi, ben 2.380 in più rispetto a ieri, l’incremento maggiore dall’inizio dell’emergenza (ieri 2171). Le persone ricoverate sono 7.735, 348 in più di ieri. Tra questi, 1.050 sono in terapia intensiva, 44 più di ieri. Record anche per i decessi, ben 381 nelle ultime 24 ore: 2.549 i pazienti affetti da Covid-19 che non ci sono più. Fino a oggi le persone dimesse, perché guarite, sono 4.235 in Lombardia. A livello territoriale, continua a preoccupare la crescita della Città Metropolitana di Milano, più 526 casi positivi, ma oggi, 20 marzo, anche la provincia di Monza e Brianza registra 321 nuovi contagiati. Quella di Varese invece è stabile: con 28 casi positivi in più il totale arriva a 338.

Quando l’inversione del trend?

Numeri che «confermano una crescita costante» ammette Gallera, che però li considera ancora come «il frutto di quel folle weekend» del 7-8 marzo, quando in pochi avevano rispettato le indicazioni di stare a casa ed evitare assembramenti. «Magari già da sabato, domenica o lunedì» si confida in un «rallentamento, dato che oggi la gente sta a casa molto di più». Anche se non abbastanza, come confermano i dati dei tracciati telefonici, che Regione Lombardia ha consegnato al governo, chiedendo una nuova stretta per limitare gli spostamenti. «Spetta al governo decidere, la Lombardia non può obbligare alla chiusura le attività produttive – spiega il vicepresidente Fabrizio Sala – attendiamo si esprima il governo accogliendo le nostre richieste».

La resistenza sanitaria

Il sistema per ora regge. Anche grazie all’iniezione di nuovi medici. Domani, 21 marzo, ne arriveranno 52 da Cuba. Ma Regione Lombardia sta anche «assumendo molti specializzandi» e finalmente, annuncia l’assessore Gallera, «stanno rispondendo all’appello i medici pensionati. Segno che quando c’è un’emergenza e il Paese chiama, la parte migliore si mobilita». E un’altra iniezione di fiducia arriva da Lecco, con la notizia delle dimissioni di un bambino di 40 giorni «guarito dal Covid-19 e diventato negativo. I bambini hanno la forza di sconfiggere questo virus, e questa battaglia la vinceremo noi con la forza e la determinazione dei lombardi».

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