La Lombardia è al limite: «Come in guerra. Stringiamo i denti». Varese oltre i 300 casi

MILANO – I contagi sfiorano le 20mila unità in Lombardia, i decessi sono ormai ben sopra i duemila e i ricoverati in terapia intensiva hanno superato quota mille. I numeri del coronavirus non rallentano, a quattro settimane dal caso del “paziente uno” e a quasi due settimane dal blocco dell’intera regione. «Pensavamo che fosse sufficiente, invece il traguardo è qualche chilometro più in là – non perde la fiducia l’assessore al welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera – dobbiamo stringere i denti ma ce la faremo». Forse inevitabili, a questo punto, gli inasprimenti delle restrizioni che il governatore Attilio Fontana ha chiesto al governo. Anche perché tracciando le celle telefoniche gli spostamenti sono al 42% rispetto a quelli pre-emergenza. «Ancora troppi» per il vicepresidente Fabrizio Sala.

Numeri ancora in crescita

Il numero dei casi positivi al Coronavirus in Lombardia sale quasi a quota 20mila: sono 19.884 i contagiati, 2.171 in più rispetto a ieri. Il numero dei morti è aumentato meno di ieri (più 209), sfondando comunque le duemila unità: sono ormai ben 2.168 le persone positive al coronavirus che non ce l’hanno fatta. Conforta solo il dato dei ricoverati, 182 in più per arrivare a 7.387, ma il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva abbatte un’altra soglia, quota mille: sono 1006 (+82). «Abbiamo 1.250 posti in terapia intensiva – ammette l’assessore Gallera – speriamo che l’afflusso di respiratori continui in questi giorni». La Protezione civile ne manda 25 ogni notte, ma il numero di accessi ai reparti di rianimazione non accenna a rallentare, rendendo sempre più urgenti soluzioni d’impatto come quelle della Fiera di Milano e della Fiera di Bergamo.

Ospedali al limite

Anche la provincia di Varese, la meno colpita in proporzione alla popolazione fino ad oggi, vede crescere continuamente il numero di contagi: oggi sono arrivati a 310. Ma il vero numero allarmante del bollettino di oggi, 19 marzo, è quello della Città Metropolitana di Milano, dove si è arrivati ad un totale di 3278 positivi al Coronavirus, «635 più di ieri. E questo è un dato che ci preoccupa» non nasconde Gallera. Sono numeri – gli fa eco il presidente della commissione sanità del Pirellone, il varesino Emanuele Monti, «da contesto di guerra. Gli ospedali non riescono a stare dietro a questa situazione: ogni nuovo posto letto creato, viene subito occupato». Le strutture sono allo stremo: «Molti ospedali non hanno più posti disponibili, la situazione è questa in molti presidi».

Gli aiuti da Cina, Usa e Cuba

Il mondo guarda alla Lombardia e si mostra sempre più generoso. Il vicepresidente della Croce Rossa cinese, che oggi ha incontrato il presidente Attilio Fontana, ha assicurato l’arrivo di un contingente importante di medici dal Paese del Dragone, decisivi per sbloccare la situazione dell’ospedale da campo a Bergamo. Se a Cremona la boccata d’ossigeno la darà l’ospedale da campo degli evangelici americani, a Crema la salvezza arriverà da Cuba: «Sabato 21 marzo – annuncia Gallera – arriveranno a Milano 65 tra medici e infermieri cubani che hanno combattuto l’ebola e sono quindi esperti nel trattamento di malattie virali». E poi si rinnova l’appello ai medici pensionati, ad accettare la sfida in questo momento di emergenza: «Solo il 10% ha risposto alla chiamata di Regione Lombardia» ha rivelato Emanuele Monti. Tanto che, dopo il blocco dei pensionamenti già approvato dal governo, si ipotizza anche la possibilità di precettare chi è andato in pensione nell’ultimo biennio.

Fondi per la ricerca

Regione Lombardia guarda anche oltre l’emergenza ed è pronta a «stanziare finanziamenti per quattro milioni di euro da destinare alla ricerca contro il Coronavirus». Lo annunciato il vicepresidente Fabrizio Sala. «Abbiamo pensato di dare una mano soprattutto a chi non ha mezzi finanziari per portare avanti la propria ricerca. Apriremo una manifestazione di interessi aperta a tutti per coinvolgere soggetti che possano co-investire con noi, e con privati, fondazioni e istituti che vogliono partecipare». Molteplici gli obiettivi della “call”: lo sviluppo di antivirali e di altri tipi di terapia per affrontare con una risposta rapida l’epidemia Covid-19; lo sviluppo di terapie per affrontare le epidemie di Coronavirus (l’attuale e anche le future); lo sviluppo della diagnostica garantendo una rapida individuazione candidati sulla base delle tecnologie esistenti come tamponi express e infine lo sviluppo di strumenti di monitoraggio.

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