Dopo gli arresti, Lonate riparte con la Consulta per la legalità

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LONATE POZZOLO – Prevenzione, educazione, monitoraggio. La legalità è un processo che coinvolge cittadini e amministrazione. E in una Lonate scossa dai recenti fatti di cronaca giudiziaria – l‘esplosivo ritrovato a Ferno nei giorni scorsi è l’ultimo in ordine cronologico – è una tema particolarmente sentito, al punto che una delle prime azioni della giunta guidata da Nadia Rosa è stato quello di riattivare e rinnovare la Consulta per la legalità, che ieri 4 marzo si è riunita per la prima volta. Con l’obiettivo di parlare di legalità a 360 gradi: «Partendo dai comportamenti piccoli, del quotidiano, fino ad arrivare a questioni più grandi».

Lavoro con le forze dell’ordine

Mafia, droga, ludopatia. Questioni per cui Lonate non vuole far finta di non vedere, anzi: l’amministrazione c’è e vuole che si sappia. La Consulta per la legalità, che già era stata attiva in passato promuovendo perlopiù attività di carattere culturale, coinvolgendo molto le scuole, è partita rinnovando il proprio regolamento – approvato qualche mese fa all’unanimità in consiglio comunale – aprendosi anche alle forze dell’ordine del territorio: ieri in rappresentanza della Polizia Locale ha preso parte alla seduta il commissario Samanta Scrosati, che ha testimoniato di come, negli anni, ci sia stata la volontà delle forze dell’ordine di sensibilizzare la popolazione, partendo dalle scuole, sui temi della legalità, ma di come il costante calo degli agenti abbia determinato un’interruzione di alcune attività per non togliere le forze al territorio.

Scuola, commercianti, genitori

La scuola e la sensibilizzazione dei più giovani è uno dei primi punti in cantiere – un brainstorming quello di ieri sera, trattandosi appunto della prima riunione della Consulta – pur ammettendo che gli studenti siano quelli «più avanti in materia, impegnandosi in iniziative su bullismo e ludopatia» mentre invece bisognerebbe arrivare ai commercianti «per sconfiggere il pizzo», ai genitori «con cui parlare di droga, dei campanelli d’allarme che si possono riconoscere nei propri figli» e alla cittadinanza in senso ampio «per far capire che l’amministrazione, contro azioni di illegalità che tutti conosciamo bene – ha sottolineato Modesto Verderio (Grande Nord) – c’è, non è consenziente né convivente, ma denuncia».

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