Due premi Oscar per il gran finale del B.A. Film Festival: il ritorno di Storaro e La Molinara

BUSTO ARSIZIO – Un’ora abbondante di “masterclass”, un viaggio nella sua carriera di successo in uno Spaziofestival gremito e incantato dalle parole di Vittorio Storaro, il tre volte premio Oscar per la fotografia che torna al B.A. Film Festival dopo quasi 15 anni. In prima fila ad ascoltarlo un altro premio Oscar, Anthony La Molinara, altro storico amico del Baff e di Busto Arsizio (era in compagnia della moglie Mariella Vodola), anche lui di ritorno al festival per l’edizione del Ventennale. Storie da Baff: chiude in bellezza il ciclo degli appuntamenti sotto la tensostruttura di piazza San Giovanni. Alle 21 c’è il red carpet al teatro Sociale per il gran finale.

Storaro e Bertolucci

Il grande direttore della fotografia, tre premi Oscar (per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo imperatore) ha dialogato con Laura Delli Colli sul suo libro “Storaro nei film di Bertolucci“, dedicato al suo straordinario «matrimonio artistico», come lo ha definito lo stesso Vittorio Storaro, con il grande regista di “L’ultimo tango a Parigi” e “Novecento”. «Iniziato quando mi sono messo a usare la luce e l’ombra per raccontare quello che Bertolucci cercava di spiegare con la metafora e i simboli» rivela l’ospite del festival. «Con Bernardo parlavamo a simboli». Il legame con Bertolucci continua ad essere strettissimo: «Ricordatevi che è l’unico italiano a vincere l’Oscar come miglior regista, non come film straniero» ricorda Storaro.

La lezione dell’Oscar

E quando Laura Delli Colli gli chiede “quanto ti manca Bernardo?”, il tre volte premio Oscar si schermisce: «Non mi fare piangere». E si mette a sfogliare il libro per trovare un’immagine delle loro due sedie affiancate sul set de “Il tè nel deserto”. Ed è per questo che Storaro si sta dedicando al restauro dei film di Bertolucci, un’iniziativa «patrocinata dal ministro della cultura Franceschini» e che lo porta, a 80 anni, a «nel laboratorio di Cinecittà, con colorista e mezzi tecnici. Io lo faccio a titolo gratuito, con una media di tre film ogni anno, in tre anni riusciamo a completare l’opera». Un messaggio lo rivolge ai giovani: «Vi trovate in una generazione in cui tutto il cinema mondiale non sta avendo una spinta in avanti. Io ho avuto la fortuna di trovarmi negli anni ’60, quando c’è stata una generazione nuova dei grandissimi». rivela Storaro. A volte serve anche prendersi una pausa: «Dopo Apocalypse Now mi sono fermato un anno, perché non potevo andare avanti senza conoscere i significati dei colori. Ho letto tanto».

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