Fase 2, Fontana critica Conte: «Mancano regole precise. Mascherine: serve chiarezza»

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MILANO – Riaperture, le critiche di Regione Lombardia al nuovo decreto del governo. «All’inizio sono stato uno dei sostenitori del grande rigore, avrei chiuso di più all’inizio. Ma adesso credo che, dato che è accertato che dovremo convivere col virus finché non si individuerà un vaccino, forse si sarebbe potuto allentare un po’ i condizionamenti delle chiusure, magari ponendo più attenzione nei controlli, nelle misure che devono essere adottate». A rivelarlo, ai microfoni di SkyTg24, è il governatore della Lombardia Attilio Fontana, che dice la sua sul Dpcm con cui il premier Conte ha scandito le tappe della “Fase 2” per la ripartenza dopo l’emergenza Coronavirus. «Avrei iniziato a riaprire, in modo parziale e contingentato, alcune attività commerciali, magari non durante tutto l’arco della giornata, alternando mattino e pomeriggio con ingressi limitati e con controlli di chi ci entra, ma qualcosa si sarebbe potuto aprire».

I dubbi di Fontana

Dichiarazioni che riecheggiano i molti dubbi sollevati anche sul territorio della provincia di Varese, sia tra i sindaci che tra i rappresentanti del mondo economico, in seguito agli annunci del capo del governo nazionale. È mancato coraggio? «Non è coraggio – la risposta di Fontana – è rendersi conto della realtà nella quale viviamo, se dovessimo aspettare l’R0 non apriremmo più per parecchio tempo. Sulla base di alcune previsioni noi in Lombardia saremmo pronti alla fine di giugno, non è fattibile una cosa di questo genere, si eliminerebbero una serie di interi comparti». Per il presidente della Regione più colpita dal Covid-19 «la criticità principale del decreto per la fase 2 è la mancanza di regole ben precise, che servano per gestire la riapertura. Si è parlato di controlli sul trasporto pubblico locale, chi li fa? Non si è detto nulla su cosa si offre alle famiglie per poter gestire la presenza di bambini. È un grosso problema, noi stavamo dirigendoci nella direzione di riaprire i centri estivi, micro centri di aggregazione dove poter portare i bambini, però l’istituto Superiore di Sanità ha detto che non è assolutamente accettabile. Sono tutte cose sulle quali noi contestiamo una mancanza di chiarezza». Per quanto riguarda la gestione dei figli, ad esempio «uno dei due genitori potrebbe rimanere a casa con i bambini e quello che manca dallo stipendio lo versa lo Stato, ma ci sono tante altre ipotesi. Non abbiamo parlato di proposte specifiche, abbiamo chiesto che il Governo ci faccia le sue. In assenza, le faremo noi».

«Collaborazione? Noi ci siamo»

Altra questione da chiarire è quella sull’uso delle mascherine: «Io sono dell’opinione – afferma Fontana – che debba rimanere anche all’aperto l’obbligo della mascherina» come previsto dall’ultima ordinanza regionale, ma non dal Dpcm in vigore dal 4 maggio. «Tenderei a ribadire l’obbligo anche se è chiaro che vorrei avere delle garanzie da parte della Protezione civile sulla fornitura» per tutta la popolazione. Sui rapporti tra governo nazionale e regionale, Fontana ribadisce la disponibilità a lavorare insieme. «Sono assolutamente convinto che in un momento come questo dobbiamo collaborare con la massima determinazione, ma per collaborare bisogna essere in due – la considerazione del governatore lombardo – la collaborazione come Regione l’ho sempre data in maniera completa e assoluta. Collaborazione vuol dire anche discussione: se su qualche argomento non si va d’accordo bisogna avere la possibilità di esprimere il proprio disaccordo».

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