Accordo fiscale, telelavoro, assegno unico: frontalieri, i sindacati chiedono risposte

frontalieri svizzera lombardia sertori

VARESE – «Maggiore attenzione sui lavoratori frontalieri»: è quanto chiede il consiglio sindacale interregionale Piemonte, Lombardia e Ticino (di cui fanno parte le sigle Cgil, Cisl, Uil, Unia/Uss, Ocst), che si è riunito lunedì 6 marzo per affrontare le questioni relative allo stato di avanzamento dell’accordo Italia-Svizzera sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri, la cessata applicazione dell’accordo amichevole sul telelavoro e le problematiche emerse dall’applicazione dell’assegno unico universale per i figli a carico.

L’accordo fiscale

Per quanto riguarda l’accordo fiscale, in merito all’iter parlamentare di prossima calendarizzazione alla Camera dopo l’approvazione al Senato, i sindacati auspicano una positiva conclusione che si traduca in una legge che definisca in tempi certi il progetto di riforma. «È necessario – dicono dal consiglio interregionale dopo la riunione che si è tenuta a Verbania – un chiarimento urgente sui tempi di entrata in vigore dell’accordo rispetto alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ovvero al primo gennaio dell’anno successivo alla sua approvazione in ogni sua parte, anche utile a comprendere i beneficiari della clausola di salvaguardia (regime transitorio per il passaggio da nuovo a vecchio sistema fiscale)». Le parti sociali auspicano inoltre l’approvazione da parte delle forze politiche degli emendamenti in termini di regime transitorio e di estensione delbeneficio della franchigia anche ai frontalieri con rientro settimanale.

Il limite del 3%

«Riteniamo che l’introduzione nel testo del disegno di legge dei progetti socio economici derivanti dalle risorse del fondo rotativo allo scopo istituito, possano vedere la partecipazione delle parti sociali territoriali nella definizione dell’utilizzo delle stesse, anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni dei Comuni di frontiera e dell’Anci a livello delle singole Regioni». Quindi un’altra questione calda, come sottolineano dal consiglio sindacale interregionale Piemonte, Lombardia e Ticino «È altresì opportuno affrontare la disposizione sul limite massimo del 3% (rapporto tra frontalieri ed abitanti per singolo Comune), utilizzato per la distribuzione delle risorse derivanti dai ristorni, tra Comuni, Province, Regioni e Comunità Montane, ovvero dal metodo sostitutivo a valere dall’entrata in vigore della nuova norma, al fine di stabilire una modalità analoga a garanzia dei Comuni e delle risorse disponibili sulle spese per investimento».

L’intesa sul telelavoro

Altro argomento affrontato l’accordo amichevole sul telelavoro scaduto il 31 gennaio scorso. «Dal primo febbraio coloro che desiderino continuare ad utilizzare tale modalità incorrerebbero in conseguenze di natura tributaria molto gravose – dicono i sindacati – per tali ragioni, chiediamo al Governo chiarimenti urgenti circa tempi e modi di un nuovo accordo amichevole con la Svizzera che ripristinino le condizioni di lavoro a cui, anche a seguito della pandemia, una parte importante dei frontalieri attivi oggi nei cantoni di confine e moltissime imprese ha ridefinito la propria organizzazione».

L’assegno unico

Infine i problemi connessi all’assegno unico. «A distanza di un anno restano irrisolti, tanto per i frontalieri italiani in uscita a cui la maggior parte delle casse di compensazione svizzere erogano assegni familiari solo a fronte di autocertificazione, in assenza della comunicazione Inps ferma dal primo marzo 2022, tanto per i frontalieri con residenza estera che lavorano nel nostro paese e per il quale la Commissione Europea ha comminato nei giorni scorsi la procedura d’infrazione sulla base di un iniquo trattamento, in linea con le valutazioni che le scriventi organizzazioni sindacali hanno fin dal luglio scorso, comunicato all’Inps ed al Ministero del Lavoro». I sindacati chiedono un’audizione urgente presso la commissione tecnica sul tema, anche in considerazione che «tale questione riguarda tutti i frontalieri coinvolti negli Stati confinanti e limitrofi del nostro paese».