Pietra d’inciampo vandalizzata, presidio di Anpi a Gallarate: «Non ci spaventano»

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GALLARATE – «Siamo e saremo sempre presenti, per rimarcare la democrazia e il diritto di libertà. Ma anche per sottolineare l’impegno che deve caratterizzare tutti gli anti-fascisti: vigilare». E vigila Michele Mascetti, presidente della sezione di Gallarate dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Dopo lo sfregio – l’ultimo di un lista nera troppo lunga – alla pietra d’inciampo in memoria di Clara Pirani Cardosi, Anpi ha promosso oggi 23 giugno un presidio all’angolo tra le vie Palestro e del Popolo, dove il blocco di ottone è stato inaugurato lo scorso 28 maggio. Sul posto le istituzioni locali e la comunità per ricordare una donna, una madre, che è stata arrestata dai fascisti italiani e assassinata in un campo di sterminio dai nazisti tedeschi. E che di certo non merita di essere insultata con atti di vandalismo.

«Non ci spaventano, non ci scoraggiano»

Dopo le svastiche che hanno imbrattato proprio nella notte del 25 aprile il manufatto che ricorda Vittorio Arconti, è stata la volta di quello in memoria di Clara Pirani Cardosi. Ma a cui si aggiungono altri eventi che stanno riguardando il Gallaratese, con il simbolo nazista che compare prima a Samarate e poi a Vergiate, con tanto di motto “Sieg Heil”. Un’onda nera a cui è necessario far fronte: «Stanno accadendo fatti che erano stati sottovalutati», dice Mascella. «Quando è accaduto alla pietra di Arconti, gli è stata data una lettura – tristemente – goliardica. Evidentemente non è così». Al contrario, «c’è chi insiste con questi atteggiamenti fuori dal tempo, che non hanno alcuna spiegazione logica». Ecco perché era necessario presidiare: «Il senso è rimarcare democrazia e libertà. E vigilare su atti anacronistici, che ci meravigliano. Ma non ci spaventano e non ci scoraggiano». Piuttosto, «sono un motivo per stare uniti e far fronte al fascismo». La svastica in via Mameli, sul muro dietro la pietra d’inciampo di Arconti, non è stata cancellata ancora. «Purtroppo non possiamo intervenire noi, si tratta di un muro privato quindi eventualmente sarà l’amministrazione a metterci mano. Possiamo fare – come abbiamo fatto – delle segnalazioni».

«La memoria non basta»

Queste le parole del segretario gallaratese del Pd, Davide Ferrari. «La retorica vuole che questi segni servano a tramandare la memoria di eventi che non vorremmo vedere mai più ripetersi. Ma dobbiamo fare i conti col fatto che si ripetono. In tono minore, magari». E ancora: «C’è chi prova fastidio di fronte a un cubetto che ricorda la morte insensata di una brava professoressa». Ci sono fatti che «abbiamo sotto gli occhi continuamente». Come: «Il culto cieco di supposte “tradizioni”, il rifiuto del progresso. La diffidenza per cultura e spirito critico. La paura della diversità, il complottismo. L’individuazione di capri espiatori come valvola di sfogo per le frustrazioni della maggioranza. Il culto della forza, il disprezzo per i deboli. Il machismo e la sottomissione della donna». Ecco perché «la memoria non basta». E le posizioni di fronte alle ingiustizie «suggeriscono una risposta a una domanda fondamentale: se avessimo avuto una parte nella sorte di Clara Pirani Cardosi, cosa avremmo fatto? Pensiamoci, e siamo onesti con noi stessi».

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