Legnano, Sos di Brumana: «Il Pgt spazzerà via la Manifattura per hotel e grattacielo»

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LEGNANO – Un grattacielo «forse più alto di quello di piazza Mocchetti», un grande albergo e l’immancabile centro commerciale, il tutto al posto di edifici che rappresentano l’identità storica della città. E in barba ai buoni propositi professati in campagna elettorale con l’accattivante slogan della “Manifutura”. È il futuro disegnato nell’area industriale dismessa dell’ex Manifattura in centro a Legnano dalla proposta di variante generale del Pgt in corso di adozione, secondo il consigliere comunale Franco Brumana. La lettura dei piani dell’amministrazione Radice arriva alla vigilia della nuova riunione della commissione urbanistica convocata dopodomani, venerdì 22 settembre, su richiesta delle minoranze dopo la turbolenta seduta della scorsa settimana.

Colpo di spugna sulla storia

Ai tanti rilievi da lui già mossi sui contenuti del nuovo Piano di governo del territorio, Brumana aggiunge i progetti che, se dovessero essere approvati al termine del lungo iter del Pgt, comporterebbero l’abbattimento di due edifici storici dell’ex complesso manifatturiero (nelle foto in alto e sopra): quello in cui erano situati la chiesa, il dormitorio, l’asilo e un piccolo teatro ancora ben conservato, tutti destinati ai dipendenti dello stabilimento; e uno dei due convitti che ospitavano le ragazze impiegate per legare i fili di cotone. Edifici che non rientrano fra quelli tutelati dalla Soprintendenza, ma che pure hanno un notevole interesse storico e rappresentano alcune delle peculiarità di quella che, tra Otto e Novecento, era una sorta di comunità a sé stante, dove le attività si svolgevano all’interno della fabbrica anche oltre l’ambito lavorativo.

Il colpo di spugna sui due edifici risponde alla necessità, per i fautori del Pgt, di ricavare terreno “naturale” da conteggiare in quello ricompreso nel risparmio del consumo di suolo imposto dalla normativa regionale: per rispettare il limite di tale consumo, al Comune mancano 5.000 metri quadri di spazio verde che verrebbero ricavati dalle demolizioni nella Manifattura. «Ma così – lamenta il rappresentante in consiglio comunale del Movimento dei Cittadini – si perderà la peculiarità dell’area e la sua storia. L’ex Manifattura non è una fabbrica dismessa qualsiasi: parliamo di un unicum, costruito sullo stile delle coeve manifatture di Manchester di cui condivide anche i materiali di costruzione. Non solo: fu il primo stabilimento tessile a lavorare il cotone lontano dall’Olona, grazie a una condotta di acqua pompata dal fiume, ed era una cittadella a sé stante, con tutti i servizi per chi vi lavorava. Demolire quegli edifici rappresenterebbe un vulnus irreparabile alla memoria peculiare e all’identità storica della città».

I piani dell’amministrazione Radice

Forti critiche sollevano poi le destinazioni previste. A partire dalla possibilità per la proprietà (Officine Mak) di costruire su 9.100 mq, una superficie pari a 91 appartamenti di 100 mq ciascuno, abbattendo i capannoni di più recente costruzione: poiché lo spazio disponibile è molto ridotto, tali numeri fanno dedurre un notevole sviluppo verticale di tale edificio, anche maggiore del vicino grattacielo di piazza Mocchetti.

Ancora, «solo il 35% di tutti gli edifici potrà essere utilizzato come abitazione – rincara Brumana – La destinazione principale delle altre parti dovrà essere quella di strutture ricettive alberghiere e non alberghiere (quali foresterie e bed & breakfast) e di uffici. Infine, come destinazione complementare sono previsti esercizi di vendita fino a 2.500 mq ognuno, con bar, ristoranti e l’ennesimo centro commerciale.

«Non verranno attuati – tira le somme il consigliere – i propositi del progetto di “Manifutura” riguardanti il mercato coperto, i servizi pubblici, i laboratori di formazione professionale, la biblioteca, gli spazi museali. A fronte dei grandi benefici economici riservati alla proprietà, il Comune conseguirà solo il tanto agognato terreno da conteggiare come terreno agricolo o naturale, alcuni spazi pubblici tra gli edifici e un nuovo arredo urbano per piazza Achilli. I fatti hanno rivelato che Manifutura era solo uno slogan pubblicitario per ottenere voti».

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