L’ospedale da salvare, la gente in piazza, il centrodestra in fuga

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A tutti noi sarà capitato di ascoltare il pippone di qualche politico che ci erudiva sulla ineludibile necessità di stare “con e per la gente”. Una di quelle frasi fatte, neanche uno slogan originale, con la quale i politici politicanti si riempiono spesso la bocca. Ebbene, come si suol dire, le solite fumisterie dentro le quali si celano gli opportunismi di chi dice una cosa e ne fa un’altra.

Il preambolo è funzionale a riportarci a giovedì sera, quando un paio di migliaia di gallaratesi sono scesi in piazza per chiedere di recuperare funzionalità e efficienza delle cure all’ospedale Sant’Antonio Abate, in fase di progressivo depotenziamento. Una manifestazione civilissima, senza eccessi e, soprattutto, organizzata dalle associazione degli ammalati, dalla cosiddetta e citatissima società civile, quindi, affrancata dai partiti. Un messaggio forte e chiaro per chi ha la responsabilità delle decisioni e al quale i cittadini – ripetiamo, i cittadini – domandano interventi se non risolutori quanto meno capaci di traghettare decentemente lo storico nosocomio fino all’apertura della nuova struttura sanitaria in condominio con Busto Arsizio.

Parte della politica, segnatamente Fratelli d’Italia e Lega, che comandano in Regione, in Comune a Gallarate e, dopo il boom elettorale dei meloniani, tengono il timone un po’ dappertutto, non c’erano. O se c’erano, nessuno li ha visti. Perché? La giustificazione che va per la maggiore è che “qualcuno ha voluto strumentalizzare l’iniziativa”. Qualcuno tipo il Partito democratico, supponiamo. Che, è vero, ha partecipato con numerosi suoi rappresentanti alla fiaccolata dell’altra sera a Gallarate, ma senza sgomitare né accendere i riflettori su di esso. Tattica strumentale? Ciascuno la pensi come meglio crede, ma se così fosse è il centrodestra che con la sua assenza ha offerto al Pd su un piatto d’argento la possibilità di intestarsi meriti davanti all’opinione pubblica.

Chi non c’era ha sbagliato anche da un punto di vista strategico, oltre che di condivisione di un problema che la Regione sostiene di avere sotto controllo (parole di Attilio Fontana e Guido Bertolaso), che sta (starebbe) cercando di risolvere nonostante tutte le note difficoltà, ma che al momento preoccupa, e non poco, i cittadini. E allora, chiamarsi fuori non è un bel segnale rispetto alle stesse aspettative delle persone: la stragrande maggioranza era lì non per berciare contro Palazzo Lombardia ma semplicemente per rammentargli che il problema c’è e va affrontato con decisione, senza traccheggi e, soprattutto, senza dissimulare gli scenari presenti e futuri. Con l’aggiunta che il “fare gruppo”, il tanto citato  e abusato “fare rete”, genererebbe effetti positivi che tutti possiamo immaginare.

Qui sta la sostanza dell’errore politico del centrodestra o di quella parte del centrodestra che ha finto di impuntarsi per quello che avrebbero potuto trarre, in termini di consenso a loro beneficio, le opposizioni. I Fratelli d’Italia si sentono oggi invincibili, in alcune circostanze alzano la cresta e guardano tutti dall’alto in basso. Attenzione: certi precedenti (vedi Renzi, Conte e lo stesso Salvini) sono un monito preciso. La Lega probabilmente non vuole disturbare i suoi capataz in Regione. E’ da un po’ che ha abbandonato molte battaglie a favore del territorio. Un esempio piuttosto clamoroso? Il disinteresse sul futuro di Malpensa. Dopo la bocciatura dell’ampliamento di Cargo City, il solo Attilio Fontana ha parlato, però in veste istituzionale, di tradimento rispetto alla crescita di Malpensa e ai suoi indotti economici e produttivi. Eppure, in passato la Lega si era schierata in modo deciso, addirittura barricadiero, affinché l’aeroporto continuasse a essere il riferimento della nostra provincia. Per non dire dell’accordo anti scalo della brughiera tra Ita e Lufthansa: qual è stato il ruolo del ministro varesino Giancarlo Giorgetti? Tutta un’altra storia, ma forse con la stessa matrice del caso Gallarate: la politica c’è soltanto quando le conviene. Che sia spesso stato così, è un dato di fatto. Che la gente ne abbia pieni gli zebedei di certi atteggiamenti è altrettanto inconfutabile.

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