Masterchef, Davide Tonetti di Samarate si salva al pressure test e va avanti

SAMARATE – Si è giocato la permanenza nella cucina di Masterchef al temutissimo pressure test, ma Davide Tonetti, il cuoco amatoriale che viene da Verghera di Samarate e che vive a Trieste, si è salvato dall’eliminazione superando una difficilissima prova alle prese con dieci ingredienti tutt’altro che semplici da combinare. La sua avventura nel talent show di Sky continua, anche se con qualche apprensione in più rispetto alle prime puntate.

Le prove in cucina

La mystery box di questa puntata è dedicata al brodo. Alla fine della prova, mentre i giudici girano tra le postazioni, Davide scuote palesemente la testa: «Ho fatto un piatto veramente bruttissimo». Aveva provato a mettere un disco di gelatina sopra la pasta, che però si è sciolto, facendo così sfumare l’effetto ricercato. Un errore che impedisce al concorrente samaratese di essere selezionato tra i migliori tre della prova. Nell’invention test, il vincitore della mystery box Luciano ha il vantaggio di scegliere quale, tra tre ricette dello chef stellato Marco Martini, assegnare a ciascun concorrente. A Davide Tonetti, che è già nel “gruppo” dei più temuti, tocca replicare il piatto più difficile dei tre: ravioli al vapore di pollo alla cacciatora, con due impasti di tapioca e tamina, in brodo di patate arrosto con salsa di soia. Il risultato non è perfetto, perché nel raviolo c’è «tanta pasta, poco ripieno – fa notare chef Martini – e un po’ cruda». Davide chiede più volte «scusa» e ammette difficoltà nella «tempistica» di esecuzione. Chef Antonino Cannavacciuolo lo sprona: «Tu nella vita vuoi fare questo? E allora ti devi abituare». L’esecuzione del piatto comunque è più che sufficiente per salvarsi.

La prova in esterna e il “pressure”

Nella prova in esterna, nella cascina Colombara, nella pianura vercellese delle mondine, il “re” è il riso. Davide Tonetti viene selezionato tra i primi, nella brigata blu di Fabio, il vincitore dell’invention test, come «re dei coltelli». Ma il menu a base di pesce dei “blu”, cambiato in corsa, viene severamente punito dai 40 ristoratori vercellesi chiamati a giudicarlo. Così per Davide e i suoi compagni di brigata arriva il grembiule nero e si aprono le porte del temutissimo pressure test. «Non c’era ordine e rigore, come lo vedo io» il commento di Davide sull’esterna. L’aspirante chef di Samarate sembra molto convinto di riscattarsi, ma la prova è complicatissima. Una spesa al buio, in cui ciascun concorrente sceglie un ingrediente senza conoscere gli altri. «Nessuno potrebbe fare scelte più pazze di quelle che potrei fare io» sentenzia Davide, che sceglie il rafano, per tirare ai rivali «una stoccata», come la definisce chef Giorgio Locatelli. Però il suo piatto, ribattezzato “Moscardino curioso”, a chef Cannavacciuolo sembra «un polpo schiacciato». Le critiche non mancano, ma Davide si salva e “vola” in balconata senza correre troppi rischi, evitando l’eliminazione. Giovedì prossimo una nuova sfida.

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