Caianiello resta in carcere, l’inchiesta resta a Milano. Il Riesame respinge tutto

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GALLARATE – Nino Caianiello, plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese arrestato lo scorso 7 maggio quale presunto “burattinaio” del sistema di tangenti, nomine e appalti pilotati e finanziamenti illeciti venuto a galla quasi un mese fa col blitz della Dda di Milano, deve rimanere in carcere. 

La competenza territoriale resta a Milano

Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Milano respingendo l’istanza di revoca della misura cautelare e anche la questione di competenza territoriale dell’indagine presentate dalla difesa, che sosteneva che l’inchiesta dovesse essere trasferita ai magistrati di Busto Arsizio. Il difensore Tiberio Massironi sul punto aveva insistito: «Tutti i fatti contestati in seno al filone gallaratese dell’inchiesta Mensa dei poveri si sarebbero verificati in luoghi di competenza del tribunale di Busto Arsizio. A nostro parere l’incompetenza territoriale di Milano è un fatto».
Nell’ordinanza che ha portato all’esecuzione di 43 misure di custodia cautelare in un’indagine che ad oggi vede 105 indagati, viene specificato come proprio Caianiello sia da considerarsi «Cerniera» del presunto sistema corruttivo a cavallo tra Milano e Varese. Durante l’udienza davanti al Riesame, inoltre, la procura ha sottolineato la presenza di un pizzino in cui si parla dei 10mila euro versati dalla Ecol Service di Daniele D’Alfonso a Pietro Tatarella per la sua candidatura alle europee per Forza Italia. L’appunto manoscritto, che compare fotografato negli atti dell’indagine, è stato trovato proprio nel portafogli di Caianiello. E questo costituisce un altro gancio per la competenza milanese sull’inchiesta. Massironi aveva infine dichiarato la volontà del proprio assistito di essere sentito dal pm. L’interrogatorio potrebbe essere fissato entro il termine di questa settimana.

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