Messa in sicurezza del cavalcavia di Sesto. IxS: «Quadro inquietante»

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SESTO CALENDE – «Un quadro inquietante». Senza mezzi termini, la minoranza di Insieme per Sesto riassume così la situazione del cavalcavia Marchetti, nelle ultime settimane al centro del dibattito politico sestese. Dopo la caduta di una calcinaccio che lo scorso 25 marzo si è staccato dall’infrastruttura, senza causare danni fortunatamente, il gruppo d’opposizione non molla la presa. E anzi incalza l’amministrazione del sindaco Giovanni Buzzi perché la messa in sicurezza del ponte si compia in tempi brevi. Tanto che ieri, 8 aprile, è diventato anche argomento di un’interpellanza, presentata dalla consigliera Floriana Tollini (IxS) in consiglio comunale. L’obiettivo era far luce sulla «natura e i risultati degli interventi in corso dal 30 marzo», ma anche capire quali sono le forze coinvolte, l’opinione dei tecnici e le tempistiche d’esecuzione. Dal fronte della maggioranza è stato il vicesindaco Edoardo Favaron a fare il punto della situazione, in un lungo e dettagliato resoconto delle prime ispezioni e opere.

Le richieste di Insieme per Sesto

Dalla data in cui sono state decise le operazioni, alle ditte incaricate per intervenire. Oltre ai costi, i tempi d’esecuzione e i riscontri sulle cadute al suolo dei calcinacci. E quindi l’opinione dei tecnici. Dopo aver lanciato l’allarme, Insieme per Sesto cerca chiarimenti. Soprattutto sul «rischio immediato per i passanti», ha precisato Tollini. «E sull’esclusione di più gravi rischi di natura catastrofica». Richieste di spiegazioni anche sullo «stato delle verifiche e dei collaudi avviati nel 2019». E ancora, facendo leva sulle «opere previste dal piano triennale per l’anno 2022, per un importo di 400mila euro», le domande si sono spostate su un eventuale «progetto di fattibilità e sui termini di erogazione del contributo regionale e di inizio lavori».

Ispezioni e criticità

A dare un quadro della situazione è stato il vicesindaco. Interventi avviati il 30 marzo, con la scansione manuale delle superfici per evitare che altri pezzi di cemento si stacchino dal cavalcavia, «un’azione ricognitiva, da estendere a entrambi i lati». Nell’opera è compreso poi l’intervento per proteggere le barre esposte. Gli accertamenti finora effettuati, quindi, «individuano una serie di criticità». Come quelli sui parapetti e sulla strada, dove sono presenti punti deteriorati, avvallamenti e giunture degradate. Richiesti «interventi di ripristino» anche per le coperture corticali dei copriferri e delle armature metalliche esposte, tra cui travi a cassone, sbalzi, pile e cordoli. «Alcune criticità sono state rimosse, soprattutto sulle aree a rischio per i passanti», ha precisato. Ma il lavoro proseguirà «fino al completamento dell’ispezione generale». Indagini che possono «ipoteticamente durare 11 mesi».
Nel frattempo è stato accordato con il servizio di unità manutentiva di Rfi (Rete ferroviaria italiana) un incontro «con il Comune, nei nostri uffici, e con l’ingegnere incaricato: dovrebbe essere entro la prossima settimana». L’obiettivo è controllare il pezzo del ponte che passa sopra i binari.

«Un quadro inquietante»

In coda alla questione, Insieme per Sesto ha fatto un resoconto del dibattito in aula. Secondo il gruppo il «quadro è inquietante». Sì, perché «sull’esclusione di più gravi rischi di natura catastrofica, non è stata ancora espressa una valutazione tecnica definitiva». Non solo, per completare gli accertamenti e le prove di tensione si deve aspettare il capitolato: «In pratica, si devono ancora affidare le indagini più importanti». Non meno importante il fatto che «non ci sia stata nessuna risposta sui fondi stanziati nel 2019 (800mila euro) e poi tolti dal piano nel 2020, per riproporli nel 2022 con un importo dimezzato di 400mila euro». Così come non c’è stata «nessuna risposta sul progetto di fattibilità né sul promesso contributo regionale». A chiudere, gli impegni di spesa che «risalgono al 2018: si erano stanziati 44mila euro per l’ingegnere e 48mila per l’impresa. Di quei fondi ad oggi sono stati utilizzati solo 14mila più 3mila euro. In pratica, in tre anni, non si era fatto quasi nulla».

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