Fattorie Visconti, ora Somma non ha più scuse per il rilancio

SOMMA LOMBARDO – Le Fattorie Visconti tornano ufficialmente in capo al Comune di Somma Lombardo: ora non ci sono più scuse per il loro rilancio. Il consiglio comunale, lo scorso 24 febbraio, ha aperto la strada a un nuovo iter che – si spera – possa finalmente dare il via alla messa in sicurezza della storica struttura. E quindi alla sua riqualificazione. Una soluzione che non mette proprio tutti d’accordo. Non tanto sul desiderio che si possa dare nuovamente vita a un pezzo della storia sommese, di fatto ampiamente condiviso. Quanto su priorità, modalità e qualche dubbio che possa essere davvero la volta buona. Una minoranza eclettica ha infatti preso posizioni diverse. La Lega dice «sì», ma punta i piedi. SommaSì ribatte «no». Fratelli d’Italia preferisce prendere le distanze e restare neutra, astendendosi.

Ok al progetto, meno le modalità

Tra le difficoltà economiche di Spes e i vantaggi di poter aderire ai bandi per recuperarle, i motivi per cui il Comune ha riacquisito le Fattorie sono ben noti. Anche se dalla minoranza c’è chi storce il naso. Il Carroccio ha votato a favore, ma il capogruppo Alberto Barcaro ha colto l’occasione per qualche osservazione. «Si sarebbe potuto aderire alle procedure più utilizzate ora, tra cui il Pnrr, per ricevere una somma maggiore rispetto ai 900mila che sono arrivati. In questo modo avremmo potuto recuperare e liberare risorse del Comune. E destinarle alle Fattorie», ha detto. Anche perché «per l’anno prossimo sono stati messi soldi dell’amministrazione per l’Area Feste, per l’abbattimento delle barriere architettoniche e per le ciclopedonali». Solo per citarne alcuni. «E mai come in questo periodo ci sono stati così tanti fondi a cui attingere, soluzione che ci avrebbe messo più al coperto in questo senso». Ma ora la domanda è: «Se non dovessimo vincere il bando, cosa faremo? Accenderemo un mutuo?». In ogni caso, la speranza è che «venga fatto un progetto serio, che abbia una visione a lungo termine anche per il mantenimento della struttura». Un serie di botta e risposta con il sindaco Stefano Bellaria che alla fine hanno portato Barcaro a staccarsi dalla decisione del suo gruppo. E non votare, pur appoggiando il progetto.

I dubbi, l’astensione e il no

Più scettica Manuela Scidurlo (FdI). «Si è parlato per anni del risanamento della Fattorie, ormai evidentemente fatiscenti». La memoria va a fine 2020, quando Spes «aveva annunciato a tutti che si sarebbe partiti con la messa in sicurezza». A oggi la situazione è ancora in stallo e «noi abbiamo sempre nutrito dubbi in merito». Lo stesso vale per l’idea generale di azione, che oltre alla sicurezza dovrà portare anche alla riqualificazione della struttura. Inoltre, «capiamo la sofferenza finanziaria di Spes e l’esigenza dell’ente, ma quando si parla di bandi ci chiediamo se in passato si poteva essere più lungimiranti». In poche parole: «Sarà effettivamente un punto di partenza? Si arriverà a una conclusione?».
Il «no» secco al progetto è arrivato da SommaSì. Il consigliere Alberto Nervo lo ha già ribadito in passato: «Non che non sia importante recuperare le Fattorie, ma credo che sia troppo oneroso e oggi non ne vedo il motivo visto che ci sono molte altre opere da portare a termine».

Il bando o i lotti

Al primo cittadino il compito di fare chiarezza: «Ora guardiamo avanti, vogliamo portare le Fattorie in sicurezza e vogliamo farlo subito». In particolare sulla questione bandi. «Noi abbiamo partecipato rispettando tutti i criteri di rigenerazione urbana». Ma soprattutto, ha spiegato che «a differenza di altri Comuni che hanno già esaurito la quota a disposizione, noi abbiamo anche ampio margine per avere fondi da investire nelle Fattorie». Nel caso non si dovesse raggiungere il risultato sperato, l’altra via per far rinascere l’antico edificio sarebbe «recuperare per lotti». Quindi magari «cominciare dai lavori di sicurezza e nel frattempo riqualificare il piano terra e il giardino, così che sia subito fruibile per attività e visite». E di conseguenza procedere in quest’ottica. «Si potrebbe partire con la sede di Spes, la sala polivalente e il bar-ristorante, oltre al parco». E poi passare al «progetto di un ostello, che manca sul territorio».

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