Tassa di soggiorno a Gallarate, la revoca non passa. In vigore dal primo aprile

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GALLARATE – Non passa la revoca della tassa di soggiorno, in vigore dal prossimo primo aprile anche nella città di Gallarate. Il consiglio comunale questa sera, 26 marzo, ha respinto la richiesta pervenuta dai cinque gruppi di opposizione. Il centrodestra si è schierato compatto al fianco del sindaco, Andrea Cassani, che ha definito l’iniziativa delle minoranze (Pd, CèV, LS, +Gallarate e Ocg) «Demagogia a spese della collettività. Rincorrete qualsiasi forma di dissenso appropriandovene anche in maniera piuttosto risibile».

La tassa di soggiorno

Secondo il primo cittadino, le opposizioni hanno voluto soltanto cercare «facile consenso» a seguito della raccolta firme avanzata da un proprietario di un alloggio per vacanze. E ha spiegato: «Introdurre un’imposta non è mai una cosa piacevole per chi lo fa e per chi deve pagare; tuttavia, lo scopo ha una finalità precisa e l’importo non è tale da far desistere i turisti dal soggiornare a Gallarate. È un’imposta che non colpisce i gallaratesi ma i turisti che vengono qui. Tra l’altro, quello che chiediamo è poco più del costo di un caffè al giorno. È il costo di un’ora di parcheggio in centro storico: 1,5 euro. Non voglio credere che questo possa danneggiare l’attività dei gestori di attività ricettive non alberghiere». 

Combattere il sommerso

Dopo aver sottolineato che il Pd chiede la revoca la tassa di soggiorno a Gallarate ma l’ha introdotta a Saronno e Varese («Sono forse più turistiche di noi?»), Cassani ha ricordato che da quando il Comune ha deciso di istituirla è già emerso una parte di sommerso che la sua amministrazione è intenzionata a perseguire. «A Gallarate in 3 mesi al Suap hanno presentato la richiesta di apertura delle attività 12 nuove strutture che si aggiungono alle 84 che erano già presenti». Il primo cittadino si è poi concentrato sugli oltre 20 gestori che hanno sottoscritto la raccolta firme: «Ovviamente leggendo la petizione ho dato per scontato che tutte le strutture dei gestori firmatari fossero perfette a livello di documentazione e di autorizzazioni. Mentre, valutando le pratiche presentate ci si è accorti che tra questi firmatari c’è qualche gestore che a dicembre, dopo le notizie sui controlli, ha presentato le pratiche al Suap per comunicare l’apertura della propria attività ma, cercando online, sono rinvenibili recensioni da oltre un anno. Nonostante in Camera di commercio non siano stati comunicati ospiti. Infatti, dai dati risulta che ben 16 strutture su 87 (esistenti per la Camera di Commercio al 31/12/23, dato diverso dai 96 attuali) non hanno dichiarato ospiti sui portali. Curioso è il fatto che tra questi 16 gestori senza ospiti nel 2023, ben 4 hanno avuto l’ardire di firmare questa petizione per dire di non vessare gli onesti gestori di strutture ricettive ma di andare a colpire i furbetti, gli abusivi. Ovviamente queste 4 strutture (senza ospiti per la Camera di Commercio e per Regione Lombardia), hanno le recensioni online di ospiti nel 2023. Fantastico. Se a ciò aggiungiamo che tra coloro i quali hanno inserito i dati vi è una buona fetta che non ha rispettato i giorni di chiusura previsti per legge, capiamo come questo sia un settore da attenzionare. Uno dei motivi che ha spinto B&B Italia, l’associazione provinciale che si occupa e rappresenta i Bed&Breakfast, a caldeggiare di regolamentare e controllare questo settore, è proprio la presenza di tante strutture non in regola. E questo crea un danno economico e di immagine anche agli albergatori e ai gestori di strutture in regola».

Il dibattito 

Convinto della decisione presa anche il partito di Forza Italia attraverso le parole del vicesindaco Rocco Longobardi: «Scopo dell’imposta di soggiorno è riscuotere il capitale necessario per gli investimenti atti a incrementare il turismo. Voglio dare la massima assicurazione di un impegno anche personale affinché le risorse che entreranno nelle casse dell’ente attraverso l’imposta di soggiorno vengano indirizzate in maniera chiara, precisa, trasparente per potenziare l’attrattività di Gallarate». Subito dopo ha preso la parola Massimo Gnocchi (Ocg): «Busto non l’ha istituita, forse tiene molto di più alla competitività del proprio sistema. E anche Fratelli d’Italia a Luino è da sempre contraria». 
Secondo Sonia Serati (+Gallarate), si tratta oltretutto di una tassa iniqua e discriminatoria perché colpisce allo stesso modo gli ospiti, di qualunque ceto sociale essi siano. Per Margherita Silvestrini (Pd) «è una scelta sbagliata che crea un danno al settore ricettivo e rende la nostra città meno competitiva» rispetto agli altri Comuni della zona di Malpensa. E ha aggiunto: «Per combattere l’abusivismo non è necessario introdurre una tassa». Subito dopo è intervenuto Cesare Coppe (CèV): «La stessa Forza Italia si chiedeva a dicembre se il gioco vale la candela». E poi ancora Giovanni Pignataro (Pd): «Non conosco un solo turista che sia venuto a Gallarate per visitare gli Studi Patri o la chiesa di San Pietro. Ma in che mondo vivete? Qui la gente viene a lavorare e guarda al prezzo». Dai banchi di maggioranza ci hanno pensato Belinda Simeoni per Forza Italia, Luca Sorrentino per Fratelli d’Italia e Luca Colombo, a nome di Lista Cassani, Centro popolare e Lega, a respingere gli attacchi delle opposizioni prima del voto. Esito scontato: la revoca non è passata.
 

Tassa soggiorno gallarate revoca – MALPENSA24