Riapre il Teatro Condominio. Melarido: «Dimenticati dalle istituzioni»

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GALLARATE – «Siamo stati costretti a sospendere gli spettacoli di Teresa Mannino, Legnanesi, Lillo e Greg, Frank Matano, Enrico Ruggeri e tanti altri. Verranno tutti recuperati e, nel caso abbiano già venduto tanti biglietti, succederà più in avanti, magari con doppie repliche». Parlare della riapertura del Condominio, prevista a ottobre dopo sette mesi di stop, è per Marco Negri anche l’occasione di denunciare lo stato di difficoltà in cui versano le sale italiane; la voce di Melarido, società che lo vede gestire con Rosanna Bergonzi il teatro di Gallarate, ad aprile era stata tra le prime a levarsi per lanciare l’allarme.

Opinionisti e scrittori

«Sarà Duemilalibri, rassegna che si terrà dal 16 al 25 ottobre, a salutare la riapertura del Condominio, che avverrà nella massima sicurezza. Prima e dopo ogni evento sarà eseguita la sanificazione completa del teatro che ospiterà, rispettando il metro di distanziamento, una quantità di circa quattrocentoventi spettatori su seicento; a questo scopo è stato raddoppiato il personale, cosicché il pubblico possa intervenire senza problemi». L’idea è anche di puntare su eventi di una certa rilevanza, ma che permettano di evitare assembramenti sul palco: «Oltre a rimettere in programma Maurizio Lastrico, tenderemo a invitare grandi opinionisti e scrittori come Carlo Lucarelli o Stefano Massini. Entro fine mese contiamo di annunciare i recuperi 2019/2020 con già una buona base per le proposte 2020/2021; manterremo anche la tradizione dell’ultimo dell’anno con i comici».

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Rosanna Bergonzi e Marco Negri (quarto da destra) alla presentazione della stagione 2019/2020 del Teatro Condominio

Completamente dimenticati

A soffrire di più per la sospensione degli spettacoli, sono state certamente i teatri privati: «Vivono solo della loro attività. Anche per quelli comunali il danno economico è stato enorme, ma almeno hanno la possibilità di ricevere supporto dalle amministrazioni di riferimento; quelli parrocchiali possono essere sovvenzionati dalla comunità ecclesiastica. In ogni caso, e qualsiasi sia il tipo, a livello generale siamo stati completamente dimenticati: il teatro non è soltanto chi lo gestisce, ma è tutto un importante indotto che comprende le compagnie e il personale. Ci troviamo nella stessa condizione delle industrie ma con la differenza che non abbiamo potuto continuare in termini più ridotti o passare allo smart working: possiamo solo aprire il teatro».

Tra i primi a mobilitarsi

Nei mesi scorsi Melarido si è fatta portavoce dell’indignazione dei teatri italiani: «Da parte degli operatori del settore c’è stato un grande movimento verso il ministro Franceschini e siamo stati tra i primi a scrivergli direttamente: qualcosa si è ottenuto e qualcosa no. Per noi è stato più il secondo caso, e per delle vere stupidate. Per esempio, per un codice Ateco interpretato diversamente, non abbiamo potuto accedere a un fondo perduto. Di solito si crea uno di questi codici, viene fatto per gli spettacoli; e invece ne era richiesto uno specifico per gli operatori. Noi l’avevamo anche cambiato, ma non in tempo. Un altro bando era i per teatri che proponevano ottanta spettacoli all’anno; ma chi è che li fa? Neanche la Scala! Quindi, alla fine, non c’è stato un grande aiuto dalle istituzioni: ci dobbiamo rimboccare le maniche, sperando di partire il più presto e che questa pandemia prima o poi finisca».

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