Sanità, nomine, Politeama: Guido Bonoldi a tutto campo. E il progetto infermieri

VARESE – Quando di mezzo c’è Guido Bonoldi fa notizia il voto contrario (rispetto alla maggioranza) sull’omogenitorialità in consiglio comunale e non quanto ha fatto fino a questo punto da consigliere delegato alla Sanità. Invece dovrebbe essere il contrario. Di fronte a questa ambiguità il medico (in pensione, anche se non si direbbe visto il suo impegno concreto negli ambienti ospedalieri) prestato alla politica sorride. E con una semplicità disarmante dice: «Mi sono candidato in una lista civica a sostegno di Galimberti, di cui ho la massima stima. Non sono disposto a barattare i miei valori culturali ed etici e il sindaco lo sa. I giochini politici non mi interessano».

Guido Bonoldi, partiamo dal suo “fare politica fuori dai giochi”. Quando in consiglio ha votato contro la mozione relativa alle proposte di legge in materia di stato giuridico dei figli di coppie omogenitoriali, c’è chi ha letto la sua scelta come un segnale di rottura dalla maggioranza. E’ così?
«Chi mi conosce si sarebbe stupito del contrario, cioè di un mio voto a favore. Io però mi sono candidato in una lista civica a sostegno di Davide Galimberti e, da civico, continuerò a sostenere l’attività del sindaco di cui ho la massima stima e fiducia, oltre a portare avanti la delega che mi ha affidato. Senza ritrattare i miei valori culturali ed etici, come del resto ho fatto fin dalla campagna elettorale. Per il resto, i giochini politici non mi interessano».

Parole queste, ce lo consenta, che suonano come un distinguo tra lei e il mondo del partito più prossimo alle sue idee, ovvero Italia Viva, o comunque, anche se è naufragato, il progetto del terzo polo. Il suo è un riposizionamento?
«Nessun riposizionamento, poiché dalla campagna elettorale a oggi, politicamente, non sono mi sono spostato di un millimetro. A livello regionale non si è mai interrotta la bella collaborazione con il consigliere Giuseppe Licata e sul piano nazionale seguo con grande interesse quanto Maria Chiara Gadda sta facendo per il Terzo Settore. Insomma, Licata e Gadda restano due persone che stimo, ma questo non mi impedisce di confrontarmi anche con altri su temi e progetti concreti».

Veniamo alla sua delega. Quando il sindaco le ha affidato la Sanità sembrava un’operazione di equilibrio dettata dal “campo largo”. A distanza di quasi due anni si può dire che non si è trattato di “maquillage” politico?
«L’idea di dare vita alla delega Sanità è nata dall’esperienza della pandemia. Oggi le questioni sanitarie sono sempre più connesse a quelle sociali e anche un’amministrazione locale non può esimersi dal trattare la materia. Tanto più una realtà grande come la città di Varese. Inoltre c’è grande necessità di costruire reti per rispondere alle esigenze dei cittadini. La delega e il mio ruolo sono stati pensati in tal senso, ovvero sviluppare progetti e costruire reti con il supporto di tutti coloro che appartengono a “Varese in salute”».

Sfida vinta, dunque?
«Sfida ancora in corso. Però possiamo parlare di tutta una serie di progettualità che prima non c’erano e che sono state realizzate. Penso all’Educazione sanitaria che ha visto in campo le farmacie e le parrocchie, ovvero due realtà capillari sul territorio e di prossimità. Le collaborazioni attivate con Federfarma, l’Opi, il decanato, la scuola di specializzazione di geriatria del professor Andrea Maresca e la Brest Unit della dottoressa Francesca Rovera. L’impiego dei profughi ucraini come operatori sanitari con il corso di formazione fatto con Gulliver e Uneba, ma anche il lavoro svolto per mettere a disposizione del nostro ospedale alcune professionalità necessarie o il Villaggio della salute in piazza con il coinvolgimento anche della CRI di Varese, dell’Asst e della scuola di ecografia internistica».

Qualcuno potrebbe parlare di interventi a spot, non crede?
«Solo coloro che non conoscono il lavoro che sta dietro a ogni singolo progetto. Guardi, parliamo degli infermieri extracomunitari che in via sperimentale hanno lavorato al Molina, un progetto che siamo riusciti a “traslare” anche nell’Asst Sette Laghi. A breve ne arriveranno dodici e debbo dire che l’azienda sanitaria ha fatto una scelta innovativa e coraggiosa. Ecco, per questa operazione sono state coinvolte associazioni e istituzioni; a questo progetto stanno lavorando il Gulliver, chi farà lezioni di Italiano e anche la prefettura. Oggi posso dire che se c’è una progettualità c’è anche una rete che può iniziare a lavorare alla sua realizzazione. E questo era uno dei primi obiettivi che ci eravamo posti».

A proposito di Asst, dopo le dimissioni del dg Bonelli lei e il sindaco vi siete esposti nel chiedere al presidente della Regione una governance dell’azienda varesina. E con la nomina di Micale siete stati esauditi. A breve si procederà a nuove nomine: scriverete ancora al governatore?
«In quel momento ci siamo limitati a sottolineare l’importanza di un dg che avesse anche un forte radicamento sul territorio. La scelta di Attilio Fontana, che abbiamo molto apprezzato, è stata fatta proprio in questa direzione. Credo che il lavoro fatto dal commissario dell’Asst sia molto positivo. Per questo confidiamo nella saggezza del presidente della Regione affinché dia continuità con la nomina del prossimo direttore generale».

Dall’Asst al Molina. Lei è stato presidente della Fondazione, poi è arrivata la candidatura…
«E anche le dimissioni dal cda, che non erano dovute ma ho ritenuto corretto rassegnarle. Del mio mandato alla guida del cda del Molina rivendico la scelta fatta sul Politeama. Abbiamo ricevuto quel bene grazie alla donazione di Armando Caravatti, uno dei benefattori più grandi, e ora l’abbiamo restituito ai cittadini varesini per farlo diventare un polo importante della cultura cittadina».

Come valuta il nuovo consiglio di amministrazione del Molina, identico nella presidenza, ma rinnovato nei consiglieri?
«E’ il secondo nominato da questo sindaco. E Galimberti ha confermato il metodo utilizzato per la nomina del “suo” primo cda, ovvero: conta il profilo dei candidati e non l’appartenenza partitica. Sono convinto che i nuovi consiglieri abbiano tutte le caratteristiche per sostenere nel migliore dei modi il presidente Castelletti».

Un’ultima domanda. Lei è un uomo di fede, come fa ad andare d’accordo con un progressista come il sindaco Galimberti?
«Più lo conosco e più mi convinco che, sotto sotto, anche lui è un uomo di fede».

Varese Bonoldi sanità – MALPENSA24