Varese, focus sui metalmeccanici: per le donne più part time e stipendi più bassi

Giovanni Cartosio, segretario generale Fiom Cgil Varese e Gaia Angelo, componente della segreteria

VARESE – Le pari opportunità sono ancora una realtà lontana nel settore metalmeccanico a Varese. Lo dice una ricerca realizzata dalla Fiom Cgil, presentata questa mattina, lunedì 10 giugno da Giovanni Cartosio e Gaia Angelo (nel video qui sotto le interviste). L’indagine, relativa all’anno 2021, ha preso ad esame 51 aziende del settore con almeno 50 dipendenti, compresi i colossi Bticino, Leonardo e Whirlpool, per un totale di circa 19mila dipendenti, il 40% del totale dei metalmeccanici della provincia. Dai dati emerge che le donne guadagnano meno degli uomini e sono inserite più spesso con contratti part time.

Il campione

Nelle 48 aziende metalmeccaniche analizzate le donne sono poco meno del 23% degli occupati (il 19% nei tre gruppi Bticino, Leonardo e Whirlpool che completano il campo della ricerca portandolo a 51 imprese). Gli operai sono il 47% degli occupati (circa un terzo degli addetti nei tre gruppi nazionali) e circa l’1,5% in meno degli impiegati e dei quadri, che nei gruppi sono i due terzi degli occupati. L’occupazione con contratti precari, ovvero tempo determinato e somministrati, non presenta un disallineamento di genere, ma di qualifica: è il 15% tra gli operai e il 3,5% tra gli impiegati (rispettivamente il 9,5% e l’1,5% nei grandi gruppi). L’occupazione con contratto part time è fortemente polarizzata per genere, riguarda il 16% delle donne occupate nelle aziende analizzate (12% nei gruppi) e solo l’1% degli uomini (0,3%). Chiara polarizzazione di genere anche nell’uso dei congedi di maternità/paternità e parentali: le donne che li usano sono il 4,5% circa delle occupate, gli uomini l’1,4% (nei gruppi rispettivamente 2,5% e 1%).

Donne pagate di meno

Lo straordinario è limitato e prevalentemente maschile: 63 ore annue pro capite gli uomini e 22 le donne (rispettivamente 56 e 30 nei gruppi). Le ore effettive lavorate annue sono 1.681 per gli uomini e 1.551 per le donne, a fronte di un orario contrattuale di circa 1.750 ore. Dalla ricerca risulta che le donne sono pagate meno degli uomini. Le differenze diminuiscono tra chi ricopre un ruolo direttivo – 5% tra i dirigenti e 19% tra i quadri – e salgono al 23% tra gli impiegati e al 22,5% tra gli operai. Nei tre gruppi nazionali le differenze retributive tra uomini e donne sono meno marcate in tutte le qualifiche (17% tra gli operai, 9% per gli impiegati e 8% per i quadri) tranne che per i dirigenti (11%).

I salari

Le retribuzioni medie lorde annue ammontano a 28mila euro per gli operai, 40mila per gli impiegati, 71mila per i quadri e 136mila per i dirigenti. Nei gruppi nazionali le retribuzioni sono più alte per tutte le qualifiche tranne che per i quadri. Oltre la metà degli addetti (quasi i due terzi nei gruppi) è quindi inquadrata in qualifiche con retribuzioni medie superiori a 40mila annui lordi. Tra le componenti accessorie del salario spiccano i superminimi individuali, oggetto di erogazioni unilaterali delle imprese: circa 6mila euro lordi annui medi pro capite. Il dato è lo stesso anche nei tre grandi gruppi nazionali. I superminimi individuali sono molto diversificati tra donne e uomini (il rapporto è del 53% a sfavore delle prime) e tra operai e impiegati (26,4% a sfavore dei primi). Insieme alla forte caratterizzazione femminile del part time, la distribuzione unilaterale del salario da parte delle aziende risulta uno dei motivi principali del differenziale di paga sfavorevole alle donne. “Meritocrazia” e “pari opportunità” sono dunque in contraddizione tra loro. Infine la formazione, che appare fortemente diversificata tra uomini (13 ore annue pro capite) e donne (circa 8) e tra grandi gruppi nazionali e altre imprese. Nei gruppi le ore di formazione annue pro capite sono infatti 32 per gli uomini e 20 per le donne.