Tennis, pallavolo e calcio come terapia: a Varese debutta la Parkinson Cup

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Da sinistra a destra: Margherita Uslenghi, Sabrina Trombini, Roberto Molinari, Mario Pennisi, Giovanni Albani e Daniela Colonna Preti

VARESE – Tre giorni e tre specialità sportive – tennis, sitting volley e calcio – che avranno come protagonisti malati di Parkinson insieme a persone sane, a cui saranno affiancati due incontri medico-scientifici di approfondimento su ricerca e terapie.
A Varese debutta la Parkinson Cup che, giunta alla tredicesima edizione, si svolgerà da sabato 18 a lunedì 20 dicembre; il programma dell’evento è stato illustrato oggi, mercoledì 15 nell’incontro a Palazzo Estense condotto dal giornalista Beppe Macchi e alla presenza di Roberto Molinari, assessore ai Servizi sociali, Margherita Uslenghi e Mario Pennisi, rispettivamente presidente e fondatore di Associazione Parkinson Insubria, e di Daniela Colonna Preti, presidente di Polha Varese.

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Il coordinamento organizzativo per le squadre

Tre giorni da vivere insieme tra Varese e Gavirate, per una migliore integrazione tra malati di Parkinson e persone che godono di buona salute: la Parkinson Cup, appuntamento di carattere nazionale che nelle precedenti edizioni si è tenuta a Reggio Calabria, Roma, Verbania e Novara, prevede la partecipazione di medici, pazienti, caregiver ad attività sportive svolte insieme, senza alcuna categorizzazione tra “sani” e “malati” e tutti nel pieno diritto di condividere insieme momenti di gioia e di benessere. Per le partite l’integrazione ottimale in ogni squadra sarà affidata al coordinamento organizzativo di Business Evolution e alla consulenza di Giovanni Albani e Serena Martegani, esperti in neurologia e medicina dello sport a della clinica e poliambulatorio Le Terrazze di Cunardo.

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Il programma

«La giornata di sabato 18 dicembre – ha spiegato Sabrina Trombini, “regista” di Business Evolution – si aprirà a Gavirate alle 9 al circolo La Talpa con il torneo di tennis aperto a tutti, connubio di gara, gioco e aggregazione». Alle 18 il municipio ospiterà una conferenza sulla riabilitazione nei soggetti che hanno subito il Covid-19, con la partecipazione del giornalista Vito Romaniello, alla quale seguirà alle 20.30 una cena conviviale al ristorante Villa Cocca. Domenica l’appuntamento è alle 9 alla palestra La Sportiva, dove si confronteranno quattro squadre di sitting volley mentre alle 14 al campo di calcio è prevista la sfida Medici Milano/Brianza – Medici Napoli – Istituto Medici Auxologico Italiano Milano – Irriducibili Verbania. Infine lunedì 21 nella sede dell’Aspi a Varese, in via Maspero, si potrà assistere alle 15, su prenotazione, al dibattito in diretta streaming “Strategie farmacologiche e non impattanti sulla comparsa ed evoluzione della malattia di Parkinson”».

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Le attività di preparazione sportiva

«È un onore ospitare questo evento di sensibilizzazione, che fa crescere la consapevolezza su ciò che si può fare per migliorare la qualità della vita», ha dichiarato Molinari. Sarà il preludio a una serie di attività di preparazione sportiva adattata a persone con malattia di Parkinson, ma anche rivolta a chi si prende cura dei malati, i caregiver, e a tutti gli anziani. Si svolgeranno nel 2022 in collaborazione con il Campus Medico di Varese e includeranno una visita medico-sportiva con valutazione strumentale e bioumorale ad hoc, valutazione nutrizionale ed esercizi individuali e di gruppo. «Lo sport – ha ricordato Albani – rappresenta una risorsa “low cost” in grado di migliorare le prestazioni motorie e cognitive delle persone affette da malattia di Parkinson: produce sostanze neurotrofiche che possono compensare i processi innescati dalla neurodegenerazione».

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Gruppo e rete di sostegno

Uslenghi, citando le diverse attività proposte da Aspi nel corso degli anni, ha sottolineato l’importanza, insieme alla terapia farmacologica, dello stare insieme: «L’incontro tra i malati aiuta il gruppo a sentirsi forte e a farsi conoscere: ne usciremo avvantaggiati e migliori. E informare sull’esistenza di questa malattia è la base per creare una rete di sostegno per gli eventi futuri».
«Perché un’associazione possa essere utile – ha aggiunto Pennisi – deve essere incardinata nel territorio: ho sempre cercato di coltivare rapporti diretti con l’autorità politica e sanitaria. Non solo nella prospettiva di migliorare la qualità della vita, ma anche per lavorare sull’accettazione. Di solito il malato di Parkinson tende a ritirarsi in casa: noi vogliamo portarlo fuori». In proposito Colonna Preti ha osservato: «“Il noi, il voi” o “chi c’è e chi non c’è” sono le prime cose da annullare: c’è il gruppo, siamo amici. Di Polha sono famosi soprattutto i campioni che hanno ricevute medaglie ma si tratta della punta dell’iceberg rispetto ai nostri tesserati».

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