A Busto e Gallarate, sanità nel caos. La Regione dia risposte

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Molto può il Covid, e ci pare scontato. Ma sulla situazione complessiva della sanità e, nella fattispecie, degli ospedali dell’Asst della Valle Olona (Busto Arsizio, Gallarate, Saronno, Somma Lombardo), tanto altro fa il contesto politico/amministrativo/gestionale. I problemi si sommano ai disagi, e i disagi alle reiterate proteste degli utenti e degli stessi addetti ai lavori a causa di veri o presunti – più veri che presunti – disservizi. Non passa giorno che non arrivi alle redazioni una lamentela o una semplice segnalazione di un guaio, di un ritardo, di una disfunzione legata alla mancanza di personale medico o infermieristico, alla chiusura di un reparto o al trasferimento di un servizio. Quasi ci trovassimo in una sorta di Babilonia sanitaria e non al centro di un’offerta curativa all’altezza della decantata eccellenza lombarda.

Non occorre essere esperti della materia per rendersi conto che c’è qualcosa, anzi, parecchio che non marcia come dovrebbe. Basta riferirsi ai pronto soccorso, agli assembramenti quotidiani ai triage e all’impossibilità di fornire prestazioni in tempi ragionevoli per confermare quanto si va dicendo. Per non parlare delle interminabili liste d’attesa per gli esami clinici, del rinvio di interventi chirurgici urgenti, dei turni spesso massacranti degli operatori nei diversi reparti, della grave carenza di anestesisti e di altro personale specializzato. Lo scenario, quanto meno nel Basso Varesotto, appare sconfortante o, meglio, preoccupante.

Ora, la Regione ha da poco varato con squilli di tromba e tromboni la legge di riforma della sanità. Nelle intenzioni dovrebbe essere riorganizzato l’intero settore, ma ci vorranno mesi, più facilmente anni, affinché la nuova normativa vada a regime. Per quanto riguarda Busto e Gallarate si parla da almeno tre lustri dell’ospedale unico, progetto sulla rampa di lancio ma mai decollato. Il futuro nosocomio è oggi indispensabile sul doppio versante dell’efficienza e della funzionalità; soltanto degli sprovveduti o, peggio, dei politici pronti a strumentalizzare la vicenda (e ce ne sono) possono contestare l’iniziativa. Il problema è che ancora non si intravede una reale soluzione operativa, la Regione promette, qualche sindaco cincischia, i Comuni varano inutili commissioni alla bisogna, qualcuno specula: intanto gli ospedali esistenti sul territorio perdono attrattività, anzi, sono avviati a un inesorabile depotenziamento. Con tutto quanto di negativo ne consegue per le prestazioni.

Tanto più che il nuovo nosocomio in condominio, se mai dovesse essere costruito, arriverà tra un cospicuo numero di anni. Nel frattempo? Già, nel frattempo? La sensazione è che Palazzo Lombardia non presti la dovuta attenzione a quanto accade qui da noi per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, materia di sua competenza. Una sensazione che comincia a diventare una triste certezza per tutti coloro che hanno bisogno di essere curati. C’è da domandarsi come mai Milano non abbia ancora preso decisioni chiare e definitive, superando le indeterminatezze del territorio, fornendo il supporto necessario per il “qui e ora”, benché sia risaputo che gli interventi da realizzare subito sono comunque complessi, onerosi e richiedano un impegno particolare. Resta però da capire che cosa siano lì a fare i politici, se non a fornire risposte: li eleggiamo e li paghiamo per questo, non possono sfuggire alle loro responsabilità. Un’azione, la loro, in questo caso con lo sguardo proiettato sul futuro. Il quale si manifesta nell’ospedale unico, al di là delle tante, troppe chiacchiere che si sono spese e si vanno spendendo su una questione primaria e decisiva come quella della sanità.

Somma, i big del Pd contro il depotenziamento della sanità in provincia di Varese

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