Albizzate, dopo il crollo riparte Lo Sfizio. Ma a Gallarate e con un nuovo nome

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ALBIZZATE – Ciro Marino, volto più che famigliare del ristorante/pizzeria Lo Sfizio non tornerà nel locale di Albizzate. Ripartirà con un nuovo progetto a Gallarate. L’ingresso del locale che aveva trovato sede nel 1995 nell’ex Bellora ristrutturata in via Marconi ad Albizzate oggi è ingombro delle macerie lasciate sull’asfalto dal drammatico crollo che martedì 24 giugno ha travolto e ucciso Fouzia Taoufiq, casalinga di 38 anni, e i suoi due bambini di 5 anni e 12 mesi. La procura di Busto Arsizio ha aperto un’inchiesta per omicidio e disastro colposi. Ci sono già due indagati. L’intera area è sotto sequestro per permettere ai consulenti nominati dall’autorità giudiziaria e dalle difese degli indagati di eseguire le perizie necessarie a stabilire fatti e responsabilità.

Il locale si chiamerà “da Ciro”

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Ciro Marino, uno dei titolari dello Sfizio

Lo Sfizio è chiuso e Ciro non tornerà. Non ad Albizzate e non con lo stesso nome. «Mi trasferisco a Gallarate – spiega Marino, dipendente del locale la cui proprietà è in capo alla moglie e ai fratelli – In via Alberto da Giussano 20. Il locale si chiamerà Ristorante pizzeria da Ciro. Non appena possibile l’attività ad verrà chiusa Albizzate e io con una parte dello staff mi trasferirò a Gallarate». Un trasferimento che nasce da una doppia necessità. «Dopo quello che è accaduto, dopo la tragedia che si è consumata praticamente sotto i nostri occhi, nessuno di noi, intende rimettere piede lì. In quel locale non ci rientreremo mai più – spiega Marino – Sarebbe impossibile non ricordare continuamente». La prima necessità di cambio è dettata dal cuore. La seconda, invece, dall’esigenza di ripartire. «Per due mesi, ovvero durante il lockdown, siamo rimasti chiusi. Nessun incasso ma le spese fisse da pagare sono rimaste. Per i successivi due mesi siamo andati avanti con il delivery – aggiunge Marino – Non ci tiravamo fuori nemmeno gli stipendi ma era in modo per rimanere sul mercato. Una volta pronti a ripartire è accaduta questa tragedia che di fatto ci ha chiusi definitivamente». Quattro mesi senza incassi «Ma con le spese fisse da pagare e le tasse arrivate puntualmente, altro che quello che il Governo andava dicendo in televisione su sospensioni e agevolazioni per aiutare chi lavora. Da italiano sono indignato per come siamo stati trattati – continua il ristoratore – La prima rata della cassa integrazione chiesta a marzo è arrivata adesso. Non volevamo che i dipendenti avessero problemi e l’ha anticipata la società. Adesso siamo in mezzo a una strada, non abbiamo più niente e certo non abbiamo avuto alcun aiuto pubblico».

Nessun aiuto, dal Governo solo tasse

Non dal Governo ma dalla politica locale sì. «Il sindaco di Albizzate Mirko Zorzo si è offerto di allestire con il tendone e la cucina della Pro Loco un locale temporaneo nella piazzetta dopo il Crai – spiega Marino – Purtroppo non è fattibile ma il sindaco Zorzo ha cercato una soluzione, si è messo a disposizione. Mi ha chiamato dicendo di aver individuato dei locali in zone vicine per permetterci di ripartire. Si è interessato, ci è stato vicino. Questo vuol dire essere al fianco degli italiani che lavorano».

L’impegno del sindaco Zorzo

Un aiuto è arrivato «Dai proprietari del Picasso e del Gilda – aggiunge il ristoratore – Sono stati i nostri testimoni di nozze e i padrini dei nostri figli, non sono amici, sono di famiglia. I locali di via Da Giussano a Gallarate sono di loro proprietà. Me li hanno messi a disposizione in modo da permettermi di riaprire. Con me ci sarà parte dello staff». Non tutte le 13, 14 persone che in modo fisso o a chiamata lavoravano a Lo Sfizio. «Porterò un cuoco, un aiuto cuoco e il pizzaiolo – spiega Marino – Il nuovo locale è più piccolo, per ora è il massimo che posso fare».

Lasciateci prendere la cucina

A questo punto resta soltanto da chiedere quando il ristorante pizzeria Da Ciro di Gallarate aprirà. «Siamo pronti con tutto, permessi, certificazioni. Potremmo aprire tra una settimana – spiega il ristoratore – C’è però un ostacolo enorme. Lì manca la cucina. E in questo momento noi non possiamo spendere 100mila euro per l’acquisto di una nuova attrezzatura. Tanto più che una cucina di proprietà ce l’abbiamo già». Quella de Lo Sfizio. All’interno del capannone sotto sequestro. «E qui mi permetto di fare un appello per sensibilizzare l’autorità giudiziaria, ovviamente nel pieno rispetto del loro lavoro – conclude Marino – Ovvero di lasciarci entrare per prendere quello che ci serve. Sono 3, al massimo 4 pezzi. Il proprietario dello stabile si è offerto, a proprie spese, di aprire un accesso nel muro sul retro dell’edificio. Non pericolante e lontano dal teatro del crollo. Basterebbero due ore con all’interno due tecnici per smontare quanto ci occorre e poter finalmente ripartire».

La testimonianza del ristoratore: “Negli occhi quella bambina sotto le macerie”

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