Busto, Amanda Ferrario pronta alla sfida elettorale. E apre al PD

busto amanda ferrario

BUSTO ARSIZIO – «E’ stata una sorpresa anche per me, poiché la candidatura a sindaco non era nei miei programmi. Poi però ho pensato che è troppo comodo dire “no” e poi criticare. Quindi, da bustocca che vede la propria città immobile da troppo tempo, ho deciso di impegnarmi». Amanda Ferrario è diretta, parla chiaro, è fuori dagli schemi paludati delle politica e non si fa nessun problema nell’aggiungere: «Prima di accettare ho anche guardato i profili di chi si è candidato in passato e dei nomi che leggo sui giornali per le prossime elezioni. E a quel punto ho deciso. Anche perché credo davvero che Busto abbia bisogno di un cambio di passo».

Amanda Ferrario, come nasce la sua candidatura? 
«Ho accettato perché mi è stato chiesto un impegno civico senza colori politici. Aperto al dialogo con tutti. Ed è proprio questo approccio che mi ha convinto».

Scusi, ma il suo nome è stato fatto da Cinque Stelle, Verdi e Sinistra Italiana, realtà più politiche che civiche, o ci sbagliamo? 
«Vero, ma chi mi ha fatto la proposta della candidatura è partito dal mio profilo tecnico. Poiché è quello che sono e che voglio rimanere anche in questa nuova avventura. Personalmente non mi fermo davanti alle “etichette” di partito. Preferisco confrontarmi sui temi. E su ciò di cui Busto ha bisogno dopo anni in cui la città è rimasta ferma. A dimostrazione di questo confermo che le porte per un confronto anche con altri soggetti sono aperte».

Si riferisce forse al Partito Democratico? Del resto ben saprà che il suo nome è stato al centro di una discussione nell’ultimo direttivo dei dem bustocchi. 
«Sì, certo, mi riferisco anche al Partito Democratico. Però il tema va posto in un altro modo. Siamo in un momento storico in cui tutti dobbiamo rimboccarci le maniche. Siamo rimasti fermi a lungo per il Covid e la pandemia ci ha messi davanti a nuove sfide. Se davvero vogliamo cambiare le cose forse bisogna aprire anche nuove interlocuzioni. Su temi che, accettando la candidatura, condivido».

Quali sono? 
«Dico quelli che a me sono più vicini per via del mio lavoro. Rinnovamento, inclusione sociale, investire sui giovani, sia quelli in età scolare sia coloro che sono nel mondo del lavoro. Busto per i giovani non offre molto e non mi riferisco solo a opportunità di svago. Penso alla cultura, alla possibilità di avviare e far crescere startup. Vedo che il punto di riferimento continua a essere Milano. Io invece penso che la mia città abbia le potenzialità non per far concorrenza alla metropoli, ma per mettere in campo progetti che la renderebbero un po’ meno ferma di quanto è stata negli ultimi vent’anni».

Busto è la sesta città più grande della Lombardia e converrà che non ci sono solo i giovani.
«Busto è anche una città troppo cementificata. Penso a Gallarate o Legnano, realtà a noi vicine e che hanno polmoni verdi che noi ce li sogniamo. Busto è una città che deve tornare a essere vissuta. Certo, non solo dai giovani».

Giovani, inclusione sociale, politiche green. Temi che anche il Partito Democratico condivide. Pur avendo però al momento altre ipotesi di candidati. E tra questi non c’è il suo nome. E se le dovessero proporre le primarie? 
«Le primarie sono tipiche del Pd e non rappresentano un modus operandi di tutta la politica. Però, come dicevo sopra, non ho preclusioni di sorta. Sediamoci a un tavolo e parliamone».

Intanto però il suo primo sfidante sarà Emanuele Antonelli, con il quale non sono mancate tensioni. Insomma, sotto altri termini e in ruoli diversi si ripropone la sfida, non crede? 
«Diciamo che l’ho sfidato in tempi non sospetti (Amanda Ferrario lo dice ridendo ndr). In realtà l’ho conosciuto in due contesti lavorativi, ma questa candidatura non la vivo come una sfida a lui. La priorità è pensare alla città e ai cittadini e non al sindaco Antonelli o, se ci saranno, agli altri candidati».

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