Il centrodestra litiga a Palazzo Estense, ma vince a Villa Recalcati

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Dopo le elezioni di secondo livello di ieri (sabato 18 dicembre) il centrodestra tiene saldamente in mano la barra di comando di villa Recalcati. Le prime reazioni degli esponenti leghisti, forzisti e meloniani sono di grande soddisfazione per lo scampato pericolo “rosso”. E davanti ai numeri non può che creare disorientamento la situazione generale: con un centrodestra in frantumi a Palazzo Estense, al contrario unito e vincente in Provincia. Politica schizofrenica, caos generalizzato oppure, in atto c’è una sottile strategia, della quale si intuisce ma ancora non si vede in maniera nitida il futuro scenario?

Ma mettiamo da parte la fantapolitica, per entrare nel dettaglio e vedere cosa davvero è accaduto nell’urna delle provinciali.

Corbo nel mirino

Il primo dato politico è il risultato del Partito Democratico. I dem entrano nell’urna con la convinzione di cappottare il centrodestra a Recalcati ed escono dal voto con un primo posto (i Civici e Democratici sono la lista più votata) che non può regalare gioie. Anzi, apre profonde riflessioni all’interno del PD, e soprattutto sulla guida politica del segretario Giovanni Corbo e di come ha condotto questa partita. In sintesi: il PD non ha saputo tradurre in provincia il tesoretto di voti in più derivanti dalle amministrazioni comunali in cui ha strappato la maggioranza al centrodestra.

In casa Lega

Il secondo dato politico va cercato in casa Lega. Partiamo dai numeri, i quali dicono che il Carroccio è ancora forte (primo partito del centrodestra in provincia), soprattutto nei comuni dai 10.000 abitanti in giù. È lì che i leghisti hanno fatto il pieno e così hanno confermato i cinque consiglieri. O meglio 4 + 1 perché Emanuela Quintiglio, sindaco di Viggiù in lista con la Lega, è in quota Lombardia Ideale. Ma fermarsi qui sarebbe uno sbaglio. Infatti, appena i numeri delle urne provinciali si sono consolidati, sul Carroccio è iniziata la dura analisi. Che vede al centro del dibattito la guida del commissario provinciale Stefano Gualandris. E se da un lato Gualandris può sventolare i numeri e la conferma di cinque consiglieri (anche oltre le più rosee aspettative leghiste), dall’altro non può che fare ammenda sul fatto che nemmeno uno dei consiglieri eletti faccia riferimento a lui. Il “suo” uomo a questo giro, infatti, era il sindaco di Castiglione Olona Giancarlo Frigeri, primo dei non eletti. Mentre Alberto Barcaro, che non riscuoteva la fiducia piena del vertice leghista, è stato il più votato. Oltre al fatto che, per la prima volta dopo anni, la zona del Seprio e di Tradate non porta a Villa Recalcati nemmeno un leghista. Qui il punto di riferimento sarà Mattia Premazzi, sindaco di Venegono, esponente di Noi con l’Italia e confermato in Provincia. Anche questo dato sta creando mal di pancia in Lega.

Il colpo forzista

Una terza riflessione la merita Forza Italia, che insieme a Noi con l’Italia e ad un gruppo di civici d’area si sono presentati sotto l’insegna del Polo civico di centro. Il partito di Berlusconi, dato per morto anche a questo giro elettorale, sorprende tutti ed elegge ben tre consiglieri, prendendo voti (e questo emerge in maniera chiara dalle urne dei grandi comuni del Varesotto) anche fuori dagli steccati del partito. Da dove vengano quei voti pesanti in più è un mistero. O forse no: c’è chi sostiene (anche tra i dem) che alcuni arrivino dal PD. Se così fosse, significa che quel dialogo aperto che ha fatto detonare il centrodestra a Palazzo Estense, è davvero ben avviato.

Il resto del mosaico

Arriviamo all’ultima componente del centrodestra, Fratelli d’Italia, i quali fanno quello che devono fare: ovvero portare un consigliere come da obiettivo. Ma qui la cosa interessante è la sfida tra i Fratelli gallaratesi e quelli bustocchi, cioè le due anime più pesanti interne al partito. A vincere è Marco Colombo, sponsorizzato dallo storico esponente della destra del Varesotto Giuseppe De Bernardi Martignoni. Colombo, senza troppi problemi, incassa i voti necessari per lasciare fuori il saronnese Guaglianone, uomo portato e votato dai bustocchi, ma non dai civici di Emanuele Antonelli (di certo, non a sufficienza). Così dicono i numeri e le voci interne ai Fratelli.

Il quadro è completato dalle due liste civiche. Quella più vicina al PD, ovvero Varese Provincia Europea, che elegge Giuseppina Lanza di Italia Viva; e quella di Progetto Civico dove la sfida tra Marco Magrini e Marina Rovelli viene vinta dall’uomo delle valli, che si conferma abile stratega anche senza avere alle spalle il sostegno dei partiti. Di più, i civici di Magrini-Colombo-Molgora nelle grandi città strappano due voti inaspettati: oltre a quello di Busto al centro, infatti, arrivano (così si dice) i voti del gallaratese Massimo Gnocchi e quelli del varesino Roberto Puricelli.

In sintesi: la situazione del centrodestra a villa Recalcati è opposta a quella che solo tre giorni fa si è materializzata a Palazzo Estense. In provincia la coalizione Lega Forza Italia Noi con l’Italia e Fratelli d’Italia si dimostra forte e unita. Ma la domanda è: fino a quando? Infatti, chi ben conosce come si muove in questo momento la politica del Varesotto sostiene: “Attenzione che il Partito democratico i voti per vincere li ha. Solo che a questo giro, forse cinicamente, sono stati liberati per fare da “mutuo soccorso” ai forzisti. E questo, se non si inverte la rotta, lo vedremo tra qualche mese sull’elezione del presidente.”