Gli eroi di Verghera tornati dalla Mongolia. E il pandone? «Va al Maga»

SAMARATE – Sono tornati a casa ormai da un mese, i tre ragazzi che hanno tenuta incollata Verghera, e non solo, ai social network per seguire le orme del loro viaggio a bordo di una Fiat Panda 4×4 del 1992. Tommaso, Davide e Gabriele, il team Sylvester Pandone che quest’estate ha attraversato 19 paesi fino in Siberia, raccontano divertiti, con un pizzico di stupore per quei 18mila chilometri fatti un po’ per amore dell’avventura un po’ per fare qualcosa per il pianeta. La cosa certa è che da un viaggio del genere si torna, in un modo o nell’altro, segnati.

Fare qualcosa per il pianeta

Si sono raccontati a casa loro, nel Caffè Teatro 2.0 di Verghera, lo scorso mercoledì 25 ottobre, in una serata organizzata dall’associazione culturale Samarate Loves Books. I luoghi, i tramonti, i volti che hanno incrociato, in realtà, parlano da soli, attraverso foto e video della Porta dell’Inferno, delle mongolfiere in Cappadocia, di strade sterrate e cieli stellati. Mentre il perché di un’impresa simile va oltre la voglia di rendere memorabile la propria estate, e ha un significato più profondo, quello della stessa competizione del Mongol Rally, in fondo: «E’ l’idea di fare qualcosa per il pianeta, in modo concreto. Sostenendo innanzitutto due associazioni (Cool Earth Ocean Clean Up) che si impegnano per salvare il mare e i boschi. E poi, scoprendolo direttamente, quel mondo che dobbiamo salvare, visitando luoghi un po’ inusuali, ma bellissimi». Nei 18mila chilometri i tre amici, che, giurano, non si odiano «dopo aver passato tutto questo tempo insieme!», ne hanno fatte e viste di ogni tipo: «Faticoso, estenuante, ma è stato un viaggio incredibile».

Una Panda da museo

Non ci si dimentichi mai che la quarta star del gruppo è lei, la Panda del 1992 che nei mesi precedenti alla partenza è stata sistemata e customizzata (grazie ai tanti sponsor del territorio che hanno creduto nel viaggio dei tre ragazzi), pronta più o meno per macinare chilometri su chilometri non esattamente lungo autostrade futuristiche. E che poi è stata guidata a turno (più o meno: Davide, da esperto di motori, si fidava poco dei suoi compagni), lungo strade sterrate in mezzo al nulla. E che non poche volte ha dato qualche problema, costringendo il team a conoscere più meccanici in qualche giorno in Asia che in tutta la loro vita. Che alla fine ce l’abbia fatto, il Sylvester Pandone, è forse il vero risultato da celebrare, e che rende l’auto davvero un pezzo da ammirare. Magari in un museo: «Ci hanno chiesto di esporla al Maga di Gallarate», raccontano.

«Un viaggio indimenticabile»

Tra gomme esplose su strade in salita e biancheria lavata da madri di famiglia, sono passati 36 giorni prima di arrivare al traguardo. Con la consapevolezza di avercela fatta, e di poter raccontare il più bel viaggio di sempre.

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