La domenica del Baff, dalla signora del cinema Liana Orfei all’icona pop Fantozzi

BUSTO ARSIZIO – Il “day 2” del B.A. Film Festival vede tra i protagonisti Liana Orfei, signora del cinema (ma anche di TV e teatro) e del circo e l’icona social pop di Fantozzi, uno dei personaggi più riusciti del cinema italiano. Sempre all’insegna della qualità, la domenica del BAFF è un classico esempio di contaminazione tra alto e basso, come direbbero gli esperti. Uno dei punti di forza del Baff, che sa essere pop e raffinato senza soluzione di continuità

La domenica del BAFF

Iniziata nel salotto dello Spaziofestival di Piazza San Giovanni con una vera signora del cinema come Liana Orfei, attrice di grido anche in TV e a teatro ed esponente della storica famiglia di circensi (Moira Orfei è sua cugina), e rimbalzata tra le visite guidate, sold-out, al Campus Reti di via Mazzini e la presentazione del libro su Fantozzi, fino alla proiezione di “Ciak si gira: emozioni dietro la telecamera” di Mai Paura Onlus, in attesa della serata, organizzata in collaborazione con il festival BA Classica, nell’auditorium del Campus Reti, che vedrà protagonista il compositore bustocco Alessandro Solbiati. Come già Anita Caprioli, un altro “local hero” che nell’edizione del ventennale non poteva mancare.

Liana Orfei tra il circo e il cinema

Liana Orfei con Lidia Liberman alla serata di apertura

Applauditissima e acclamata alla serata inaugurale, Liana Orfei ha raccontato della sua straordinaria carriera in una chiacchierata con il direttore artistico del festival Steve Della Casa. Cinema e circo, teatro e TV. «Esperienze – rivela l’attrice, che ha recitato anche per Federico Fellini – che mi hanno dato la possibilità di confrontare la mia vita prima e la mia vita dopo». Ma il circo è rimasta sempre la sua vita: «Il nostro circo è diventato uno dei più importanti al mondo, ed eravamo sempre io e mio marito a creare spettacoli, come Circorama con le proiezioni in surround, e “Le Mille e una notte“, con 120 persone in pista, su idea di Fellini, costumi del premio Oscar Danilo Donati e regia di Dino Landi. Un’innovazione 28 anni prima di Le Cirque du Soleil: sono stati loro a imitare noi, e lo dico con orgoglio». Per il post-pandemia nel mondo dello spettacolo, Liana Orfei sostiene che «si riprenderà tutto, alcune cose andranno meglio, altre spariranno e altre si affineranno, ma senz’altro, dopo che quello che stiamo passando, e che non sta ancora finendo, le cose cambieranno tanto».

Il circo e gli animali

Per il circo vede un futuro: «È l’arte più antica del mondo. Potrà evolversi, ma non troppo. L’ossatura rimane il circo tradizionale: clown, uomini e animali che sfidano. Ma nel circo c’è Superman, ci sono l’uomo Ragno e Tarzan: c’è tutto ma questo tutto deve continuare ad esserci». E soprattutto, ammonisce la Orfei, «ci devono essere le famiglie, dai nonni ai nipoti». Quello degli animali, per Liana Orfei, è un falso problema, derubricabile a “fake news”: «Gli animali nei circhi non sono trattati male. Per primo fu mio zio Orlando a puntare sulla dolcezza nel rapporto con gli animali. Ma ricordatevi che nessuna belva viene dall’Africa, sono nate in Italia e non potrebbero vivere nel loro habitat. Quando chiesi a un etologo se potevo rimandare là un leopardo, mi rispose “non ti azzardare”».

Fantozzi tra libri e film

Una delle più grandi icone pop del cinema italiano è al centro del libro “Fantozzi ragionier Ugo. La (ir)resistibile ascesa di un perdente nato“, presentato dai suoi autori allo Spaziofestival. «Un libro di famiglia – lo definisce Guido Pautasso – nasce per la storia di mio padre che da direttore editoriale alla Rizzoli si trovò tra le mani un pacchetto di racconti firmati da Paolo Villaggio sulla base del personaggio di Quelli della Domenica e dei racconti surreali che pubblicava su L’Europeo. Doveva essere un “libro sui libri” di Fantozzi poi è arrivata Irene Stucchi che ha inserito il parallelo tra il Fantozzi letterario e il Fantozzi cinematografico». Anche, ammette la coautrice, «per smontare il preconcetto che i film siano sempre peggio dei libri». Quello che è emerso da questa analisi è che «Fantozzi è un’icona social-pop», spiega Stucchi, mentre Pautasso ricorda l’indissolubile legame tra Paolo Villaggio e il personaggio Fantozzi. «Doveva essere interpretato da Ugo Tognazzi, che rifiutò, o da Renato Pozzetto, che però smentisce – rivela Pautasso – fu mio padre ad aiutare Paolo Villaggio, invitandolo a cena con il produttore Angelo Rizzoli, che dopo molte gag si convinse che l’attore doveva essere lui».

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