Abuso d’ufficio a Legnano, il pm chiede l’archiviazione per tutti gli indagati

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Il Tribunale di Busto Arsizio nel mirino della Lega per l'inchiesta Piazza Pulita

LEGNANO – Piazza pulita, il filone d’inchiesta sull’abuso d’ufficio che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati il Difensore Civico Regionale Carlo Lio, oltre all’ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, l’ex vicesindaco Maurizio Cozzi e l’ex assessore ai Lavori Pubblici Chiara Lazzarini, tutti già condannati in primo grado per gli altri fatti contestati, sembrerebbe destinato a fermarsi.

Non agì con imparzialità e legalità

Il pubblico ministero di Busto Arsizio Nadia Calcaterra, che ha coordinato l’inchiesta, ha depositato la richiesta di archiviazione per tutti e quattro gli indagati. Interessanti, però, sono le motivazioni contenute nelle sette pagine depositate dal pm che scrive: «Le risultanze probatorie inducono a ritenere che l’agire del Difensore Civico Regionale non sia stato ispirato ai canoni di imparzialità e legalità, e nemmeno al riparo da pressioni esterne, ma diretto deliberatamente a favorire l’amministrazione legnanese di centro destra impedendone la caduta».

La ricostruzione

Fratus chiese l’intervento di Lio per evitare la caduta della maggioranza non più tale in consiglio comunale.  Il Tar poco dopo il terremoto che ha spazzato via la giunta legnanese il 16 maggio 2019 aveva concesso la sospensiva per la surroga dei consiglieri comunali che stavano virtualmente tenendo in vita la giunta del sindaco Fratus. Il tribunale aveva accolto il ricorso della minoranza di centro sinistra sospendendo la validità del provvedimento adottato dal Difensore Civico Regionale, rinviando la discussione nel merito al 15 gennaio. In sintesi secondo i giudici del tribunale amministrativo regionale il provvedimento adottato da Carlo Lio non era nei suoi poteri.  La decisione del Tar di fatto aveva annullato il governo cittadino legnanese dopo settimane di imbarazzo. A fine giugno la Finanza aveva eseguito su ordine della procura di Busto un accesso negli uffici del difensore civico regionale per acquisire dei documenti relativi la surroga di un consigliere comunale di Legnano per intervento del difensore civico regionale, nel marzo del 2018, quando le dimissioni in massa dei consiglieri dell’opposizione e di due della maggioranza rischiarono di portare al commissariamento del Comune di Legnano. 

Un reato depenalizzato

Scrive ancora il Pm nella richiesta di archiviazione: «La seconda osservazione riguarda l’attuale assetto giuridico del reato di abuso d’ufficio profondamente inciso e ridimensionato a seguito della recente riforma evenienza che ha reso superflui ulteriori sforzi probatori. Il nuovo volto della fattispecie abusiva licenziata a seguito dell’ennesimo restyling legislativo è destinata ad angusti spazi applicativi, comprimendo in modo netto e deciso il sindacato penale sulle scelte discrezionali della pubblica amministrazione». Il pubblico ministero conclude: «Ciò posto, alla luce della ricostruzione fattuale sopra succintamente richiamata e sulla scorta delle osservazioni svolte, il provvedimento di nomina del Commissario ad acta – emanato dal Difensore Civico Regionale e compulsato dagli altri indagati – pare inquadrarsi nel paradigma oggettivo della previgente previsione normativa sotto tutti i profili da ultimo richiamati (ovvero, violazione indiretta – di regolamenti, violazione dell’obbligo di imparzialità ed eccesso di potere)».

Pressioni per salvare Fratus

Nella stessa richiesta di archiviazione, infine, il pubblico ministero precisa che fu chiesto l’intervento di politici «di più alto respiro» affinché fossero fatte pressioni su Lio. E cita un incontro avvenuto a Palazzo Chigi tra Fratus, Cozzi, Lazzarini e l’allora assessore alle Politiche Sociali Ilaria Ceroni e l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Al quale fu rappresentato il difficile momento politico legnanese. Giorgetti fece una telefonata e pochi minuti dopo Lio «anticipò a Marzio Maccarini che il giorno dopo lo avrebbe nominato commissario ad acta e poche ore più tardi perveniva alla Prefettura milanese il parere ministeriale domandato». Conclude il sostituto procuratore Calcaterra riferendosi si limiti investigativi: «sofferti dall’approfondimento fattuale di comportamenti potenzialmente suscettibili di integrare condotte abusive penalmente rilevanti imposti dal rispetto delle garanzie costituzionale riconosciute ai membri del Parlamento».

Inchiesta Piazza Pulita: la Finanza negli uffici del difensore civico regionale

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