«Noi medici di base sempre in prima linea, dimenticati dallo Stato»

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BUSTO ARSIZIO – Bassa adesione dei medici di base per la campagna vaccinale anti Covid a domicilio. «Vero e mi sarei aspettato che a rispondere alla chiamata fosse un numero maggiore di colleghi. Ma, senza polemica, vorrei puntualizzare alcuni aspetti della vicenda che credo meritino di essere sottolineati».

Mi sarei aspettato una risposta maggiore

Chi parla è Gianluca Castiglioni,  bustocco, medico ospedaliero prima e medico di base dallo scorso settembre, che alla chiamata, insieme ai sei colleghi dell’ambulatorio associato dove presta servizio, ha risposto presente. «Ripeto noi abbiamo aderito alla campagna vaccinale a domicilio per i nostri pazienti perché crediamo fosse giusto farlo – spiega Castiglioni – Sottolineo, però, che le Ats avrebbero potuto maggiormente supportare i medici di base». Castiglioni cita un primo esempio: «Non ci sono stati forniti i farmaci necessari ad intervenire tempestivamente in caso di reazione al vaccino da parte del paziente. Ce li siamo procurati da soli», spiega.

Pochi mezzi e tutele insufficienti

Il medico bustocco aggiunge: «Abbiamo effettuato le vaccinazioni a domicilio il sabato e la domenica, nei giorni di riposo, per non lasciare scoperti i turni ambulatoriali. Aggiungo che lo scudo penale recentemente approvato dal Governo a tutela del personale sanitario ci protegge, come suggerisce la dicitura, soltanto sul piano penale. Lasciandoci, però, completamente scoperti sul fronte civile. Ora per il personale sanitario impegnato negli hub vaccinali rispondono, eventualmente, le varie Asst. Risponde l’azienda. Chi si impegna nella campagna vaccinale a domicilio risponde in proprio». Castiglioni aggiunge che «Ci si aspetta che il proprio datore di lavoro fornisca tutti gli strumenti necessari ad affrontare una determinata situazione. Il nostro datore di lavoro è lo Stato ma, così come dimostra quanto accaduto durante la prima ondata, alcuni strumenti sono stati talvolta carenti».

All’appello dell’ordine hanno risposto in 300

Infine da membro del consiglio dell’ordine dei medici di Varese Castiglioni sottolinea come «Quasi 300 medici in provincia di Varese hanno raccolto l’appello dell’ordine professionale a farsi avanti come volontari. Non sono tutti medici di base, ma sono un numero molto alto di volontari che hanno risposto alla chiamata. E questo, credo, sia un dato che deve essere messo in luce».

I medici di base (non) vanno alla guerra

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