Mesenzana, mamma Luana ricorda Giada e Alessio. «Un incubo che dura una vita»

La panchina con la foto di Giada e Alessio. A sinistra la mamma Luana

MESENZANA – «È passato un anno da quando quella maledetta mattina del 24 marzo il mio cuore è andato in pezzi. A volte mi sveglio e penso che sia stato solo un brutto incubo, e invece questo incubo è destinato a durare per tutta la mia vita». Sono le parole di Luana Vivirito, mamma di Giada e Alessio, uccisi un anno fa dal padre Andrea Rossin. Oggi, venerdì 24 marzo, Mesenzana li ha ricordati inaugurando una panchina rossa all’ingresso del Municipio (nel video i diversi momenti della cerimonia).

La voce di Alessio

L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione Anemos Lombardia e dall’amministrazione comunale. Subito un momento toccante, con la canzone di Mr.Rain “Fiori di Chernobyl” intonata dalla voce di Alessio diffusa dagli altoparlanti e poi anche dai suoi compagni di scuola, che hanno quindi letto una serie di pensieri a lui dedicati. «Un bambino bellissimo, silenzioso e gentile. I compagni di scuola e le maestre lo amavano tanto. Alessio raccontava della sua mamma, di quanto era brava a cucinare. Raccontava anche del nonno e di quella casetta sull’albero che stava costruendo con lui. Era felice di stare con la mamma, i nonni e Giada. Alessio fu strappato alla vita da un destino crudele. Abbiamo pianto tanto e poi abbiamo guardato al cielo e ci è sembrato di ritrovarlo: lui angioletto biondo tra le nuvole». Con un applauso sono volati in alto, per raggiungere proprio Giada e Alessio, palloncini azzurri e rosa.

Segni dal cielo

Poi il ricordo della nonna: «Siete stati la gioia più grande, il nostro raggio di sole, la nostra cometa. Insieme a voi abbiamo riso e abbiamo pianto. Da voi abbiamo ricevuto un’infinita tenerezza, i baci e gli abbracci più forti. Ci mancate immensamente. Aspetto il giorno in cui ci rivedremo e potremo ancora tenerci per mano e nutrirci di quell’amore così grande che non finirà mai». Il microfono è passato a mamma Luana, che si è fatta forza prima di leggere un messaggio scritto a penna su due facciate di un foglio bianco (nel video qui sotto l’intervento integrale). «Mi manca tutto di loro – ha detto Luana Vivirito – i sorrisi, i capricci, gli abbracci, i baci, mi manca ogni cosa. In questo anno ci sono stati piccoli segni dal cielo, voglio chiamarli così, che mi fanno pensare che in qualche modo loro sono qui e mi stanno vicino e mi aiutano a continuare a vivere e non arrendermi». Ha ringraziato i familiari, gli amici vecchi e nuovi incontrati in questi mesi, per darle la forza per riuscire ad andare avanti.

Simbolo di speranza

«Questa panchina rossa – ha poi aggiunto concludendo il suo messaggio – è il ricordo di tre vite spezzate dalla violenza, ma potrebbe essere una speranza e un aiuto per altre donne che magari acquisiscono la consapevolezza di essere in pericolo, di poter andar via in tempo per la loro salvezza e quella dei loro figli». Un invito a chi subisce le violenze è giunto anche da Anna Marsella, presidente di Anemos Lombardia. «Noi donne dobbiamo trovare dentro di noi il rispetto per noi stesse e dobbiamo andare via nelle situazioni di violenza, anche se è difficile: dobbiamo andare via al primo schiaffo, alle prime denigrazioni». Il sindaco Alberto Rossi ha ringraziato gli organizzatori e tutte le autorità e la comunità presente. Poi anche le compagne di Giada hanno voluto fare un omaggio musicale, con una canzone di Michele Bravi, strette in un forte abbraccio con mamma Luana. A ricordarla anche un’amica: Mi ricordo la quinta elementare quando la maestra aveva messo me e Giada vicine di banco. «Lei era tanto silenziosa ma riuscivo a farla parlare. Volevo tanto bene anche ad Alessio». Quindi è stata scoperta la panchina rossa, che ricorda anche Alessandra Camboni, originaria di Mesenzana (nella foto sotto), uccisa nel 2011 dal padre Mario a Gavirate.

La tragedia

Un anno fa esatto la tragedia familiare: quella mattina fu proprio la mamma Luana, entrando nella casa di Mesenzana per accompagnare i figli a scuola, a trovare i due bambini (Giada di 13 anni e Alessio di 7) senza vita. Ad ucciderli il padre Andrea Rossin, 44 anni, accoltellandoli nel sonno prima di togliersi la vita con lo stesso coltello da cucina. Una delle tante tragedie di un anno, il 2022, caratterizzato da una lunga scia di sangue in tutto il Varesotto.