Milano, caso camici. Il Gup: «Da Fontana nessun inganno». Ecco i motivi del proscioglimento

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Attilio Fontana

MILANO – La “trasformazione” da fornitura a donazione «si è realizzata con una novazione contrattuale che è stata operata in chiaro, portata a conoscenza delle parti, non simulata ma espressamente dichiarata» e non ci fu dunque alcun «inganno».

Le ragioni del proscioglimento

Lo scrive il gup di Milano Chiara Valori nelle motivazioni della sentenza con cui ha prosciolto, il 13 maggio, «perchè il fatto non sussiste», il governatore lombardo Attilio Fontana, difeso dai legali Jacopo Pensa e Federico Papa, il cognato Andrea Dini, difeso dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Caterina Fatta, e altri tre dall’accusa di frode in pubbliche forniture per il cosiddetto ‘caso camici’.

Nel ‘caso camici’, scrive il gup nelle oltre 30 pagine di motivazioni, «pare difettare in toto la dissimulazione del supposto inadempimento contrattuale», che contestava la Procura di Milano perche’, quando quella fornitura dell’aprile 2020 affidata a Dama, societa’ di Dini (di cui la moglie del presidente lombardo deteneva il 10%), da 75mila camici e altri 7mila dpi per 513mila euro, si era trasformata in donazione non erano stati consegnati 25mila camici.

Scenario mutato

E’ «del tutto sfornita di riscontro – si legge – la tesi secondo cui la fornitura sia stata dall’inizio ‘vestita’ da donazione allo scopo di celare il conflitto di interesse tra la proprietà di Dama e il Presidente Fontana». Dal 19-20 maggio 2020, poi, «lo scenario è mutato, allo scopo di risolvere con modalità che evidentemente sono apparse agli attori ‘convenienti’ la situazione di grave imbarazzo che era scaturita dalle prime avvisaglie dell’inchiesta giornalistica di Report in corso, che rischiava di deflagrare improvvisamente».

Nessun inganno

Tuttavia, quando la fornitura a maggio fu trasformata in donazione per questo motivo, «non risponde al vero – come sosteneva l’accusa – che si sia cercato a posteriori di considerare la fornitura come a titolo gratuito fin dall’origine». E anzi tutto, secondo il giudice, fu reso «palese» tra le parti: da un lato Dama ha sospeso le consegne, dopo aver fornito 50mila camici, e dall’altro Aria «ha revocato i mandati di pagamento». Non si può dire, quindi, conclude il gup, che «il nuovo accordo costituisse un mero contratto simulato, teso ad occultare la reale volontà dei contraenti».

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