Nuovo ospedale, chi gioca sulla pelle della gente

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Un reparto ospedaliero proiettato verso il futuro

La vicenda dell’ospedale unico tra Busto Arsizio e Gallarate ha oramai assunto i contorni dello psicodramma politico e amministrativo. Se qualcuno dicesse di essersi rotto le scatole (eufemismo) lo comprenderemmo, eccome se lo comprenderemmo. Il tarlo insinuato dai Dem Alessandro Alfieri e Samuele Astuti, i Bibì e Bibò del sindaco Emanuele Antonelli, sulla cancellazione del finanziamento statale e le successive, piccatissime smentite del centrodestra, disorientano, aumentano la confusione (altro eufemismo) attorno all’opera più significativa e importante di questi anni per tutta la provincia di Varese.

Opera della quale si parla da decenni e che, al momento, dopo l’avvio delle complicate procedure burocratiche preliminari, sembra già in un punto morto. Pensiamo non sia vero, meglio, pensiamo non possa essere vero per una serie di motivi. Il Partito democratico un po’ ci fa, cerca di mettere i bastoni tra le ruote alla Regione che, sull’intervento in questione, si gioca la faccia e anche di più. Ha messo soldi e garanzie decisionali, ma si scontra con un’opposizione che insinua una mole di perplessità sia sui finanziamenti, come è accaduto in queste ultime ore, sia sul merito del progetto del nuovo ospedale a fronte dei due esistenti. Salvo poi dividersi, sempre il Pd, nei consigli comunali di Gallarate e Busto: di là un no, di qua un nì.

Chi ci capisce è un mago. Benché non servano le magie per rendersi conto che una struttura sanitaria all’avanguardia, che ospiti eccellenze diagnostiche e di cura, faccia premio sugli attuali nosocomi che non rispondono più ai moderni standard di assistenza. Che i piddini non si rendano conto di tutto questo è impossibile: invece di sollecitare la Regione a recuperare il troppo tempo perduto, a non perdersi nelle solite lungaggini e, soprattutto, a vigilare per evitare certi “fuori pista” di italica abitudine, fanno i furbetti, organizzano l’ostruzionismo per soddisfare le contrarietà di una vasta percentuale dell’opinione pubblica che non vede di buon occhio, anche per i fuorvianti messaggi dei politicanti del no a prescindere, la realizzazione del futuro ospedale. Per dirla in chiaro, i Dem fanno campagna elettorale.

Per contro, il progetto non può fermarsi. Dopo tutte le premesse e le promesse, per l’esecutivo di Attilio Fontana sarebbe una figuraccia spaziale, senza precedenti. Se i soldi “saltassero” da una parte, verrebbero fuori da un’altra, ci sembra scontato, o quasi: l’ospedale s’ha da fare. Punto. Poi, è vero, spuntano dubbi anche all’interno dello schieramento di maggioranza (le perplessità di Mario Mantovani, ad esempio), qualche Comune del bacino dell’Asst di riferimento tira fuori motivazioni contrastanti peraltro tardive, i comitati del no si appellano addirittura a Sergio Mattarella, ma, con la firma dell’accordo di programma, la macchina procedurale oramai è avviata. Però ha bisogno di più certezze per fugare le fumisterie che ancora aleggiano pesantemente su Busto Arsizio e Gallarate, per dare continuità amministrativa a un’opera pubblica troppo importante per la sanità locale. Per questo , e solo per questo, sarebbe un delitto giocare sulla pelle della gente. Anche dei cittadini che oggi sono in disaccordo, sostenuti nella loro contrarietà da quei politici che, pur sapendo da che parte sta la ragione, ne cavalcano l’onda a rischio del futuro della collettività.

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