Ospedale di Gallarate, Pd-CèV-Ocg: «Situazione disperata. Battaglia senza colore politico»

GALLARATE – «La situazione del nostro ospedale è disastrosa e disperata. Tutte le forze politiche di Gallarate devono mettersi insieme per sollecitare interventi emergenziali». Pd, CèV e OCG chiedono la convocazione urgente del consiglio comunale per discutere della mozione sull’ospedale Sant’Antonio Abate rinviata il 23 maggio. E rispondono positivamente alla chiamata del consigliere regionale Luca Ferrazzi: «Questa battaglia non ha colore politico – sostiene Margherita Silvestrini – ogni contributo è ben accetto». Una novità politica – l’appello dell’esponente della Lista Moratti – che irrompe nella conferenza stampa convocata dai gruppi di opposizione dopo il “giallo” del rinvio in consiglio: nel frattempo Ferrazzi ha incassato il Sì di tutti i gruppi, compreso quello del sindaco Andrea Cassani, e la riunione dovrebbe tenersi già tra lunedì e martedì.

La convocazione del consiglio

«Facciamo fronte comune invece di dividerci in battaglie ridicole». L’appello di Giovanni Pignataro, capogruppo del PD. Con lui ci sono Silvestrini e Carmelo Lauricella per il PD, Cesare Coppe per Città è Vita e Massimo Gnocchi per Obiettivo Comune Gallarate: dell’opposizione manca solo Sonia Serati (Più Gallarate) dopo le polemiche sull’ordine del giorno dell’ultima seduta consiliare. I capigruppo Pd, CèV e Ocg la mattina successiva hanno depositato congiuntamente la richiesta di convocazione urgente dell’assemblea civica per discutere della mozione rinviata il 23 maggio. «Ora la seduta dovrà essere convocata entro 20 giorni», rimarca Silvestrini, con Gnocchi che ricorda la disponibilità concessa già in conferenza capigruppo ad attendere fino al 7 giugno, dopo il ponte della festa della Repubblica, «ma la risposta è stata “non possiamo garantire la convocazione” per quella data». E così le opposizioni hanno impresso un’accelerata.

Spirito unitario

Ma al di là di quella che Coppe definisce «una pagina vergognosa» per il consiglio comunale, con la mozione rinviata «con l’unica motivazione che il sindaco si era già sufficientemente esposto» e di Pignataro che ammette che «non è stato un bello spettacolo», dalle minoranze arriva l’invito a voltare pagina. O meglio, a tornare al 28 novembre, quando «era già stata trovata unanimità di intenti in consiglio – ricorda Gnocchi – e non era un momento così drammaticamente grave. Ci chiediamo solo se quella mozione sia mai arrivata in Regione». Documento, peraltro – fa notare il capogruppo OCG – che «nella sua parte sostanziale degli impegni, era identica a quella che abbiamo presentato stavolta, prima che uscissero le notizie sulla chiusura della cardiologia e sulla situazione della radiologia». È a quello spirito unitario che occorre tornare per invocare risposte alla crisi del Sant’Antonio Abate.

Tutti insieme per l’ospedale

«È come quando la casa brucia e l’unica preoccupazione è spegnere l’incendio – spiega il Dem Pignataro – l’ospedale non chiude, chiariamolo, ma c’è il forte rischio che l’effetto domino porti proprio lì. Dopo la cardiologia, l’emodinamica, il ridimensionamento della radiologia: la situazione è disastrosa. In ospedale ci sono medici che sfiorano l’eroismo e si espongono a responsabilità professionali, noi dobbiamo metterci insieme, tutte le forze politiche, per cercare di smuovere le acque. È inutile fare polemiche, servono interventi urgenti ed emergenziali». Massimo Gnocchi aggiunge che «le dichiarazioni di Canziani hanno lasciato il segno, l’ospedale senza la cardiologia muore». Anche perché, come fa notare Cesare Coppe, «il pronto soccorso rimane attivo senza un’unità cardiologica. E se la gente non riceve risposte, ne va della dignità del malato e del paziente». E Margherita Silvestrini rincara la dose: «Vediamo chiusure e dismissioni senza alternative, perché il flusso dei pazienti è lo stesso e i rischi operativi aumentano. Di questo passo collasserà anche l’ospedale di Busto Arsizio».

Con Ferrazzi

E allora ben venga l’appello di Luca Ferrazzi. «Io ci sto, non è una battaglia di bandiera – sottolinea Pignataro – basta che non si dica che non è competenza di un sindaco o di un consigliere comunale. Facciamo tutti un passo indietro per fare un passo avanti. La situazione è disperata, forse è già troppo tardi, e ci impone uno sforzo straordinario affinché Regione ci ascolti». Anche Gnocchi ci sta: «Partiamo dalla nostra mozione e rafforziamola». Ma, aggiunge Silvestrini, «non si dica che facciamo demagogia. Sono problemi concreti e reali: noi abbiamo fatto un appello con gli strumenti che abbiamo, un ordine del giorno in consiglio, ma siamo disponibili anche con altre forme. E c’è già un movimento dal basso di cittadini e organizzazioni che vogliono manifestare dissenso per sollecitare Regione a garantire un’adeguata soluzione ai problemi».

Le stoccate

Qualche tono polemico non manca. Carmelo Lauricella ricorda che «Gallarate è tutto fuorché scarsamente rappresentata in Regione» e invita a «chiamare le cose con il loro nome – chiusure, tagli e interruzioni – e non con la neolingua di 1984 di Orwell, che è indice di malafede». Cesare Coppe si rivolge ad Andrea Cassani: «Prima che segretario provinciale e podestà della Lega è sindaco di Gallarate e deve fare gli interessi della cittadinanza». E Gnocchi non rinuncia a spiegare il “caso” con Serati sull’inversione dell’Odg in consiglio: «Dopo la chiusura della cardiologia, mi sembrava prioritario e più urgente parlare dell’ospedale piuttosto che degli stalli delle automobili, una cosa assolutamente normale direi».

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