Renzi ci crede: «Vinciamo a Saronno e poi a Varese». Galimberti annuisce

SARONNO – «Se Gilli va al ballottaggio, vince». Matteo Renzi ci crede, e scalda di entusiasmo il teatro Giuditta Pasta. «Vinciamo a Saronno e poi a Varese». E il sindaco del capoluogo, Davide Galimberti, in prima fila, annuisce. Il leader di Italia Viva a Saronno lancia la sfida alla Lega, di fronte a 350 persone radunate tra un teatro ai limiti della capienza consentita dal distanziamento e il maxischermo allestito in Casa Morandi. Un confronto a distanza con l’altro Matteo, Salvini, che una decina di giorni fa era passato dalla città degli Amaretti per un comizio a sostegno del sindaco leghista uscente Alessandro Fagioli.

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Galimberti in prima fila

«Quello che auguro a Saronno è non avere un umore rassegnato». Sintetizza l’ex premier, che invita a non avere paura di affrontare a viso aperto il Carroccio in «una provincia storicamente della Lega, dove ci siamo tolti la soddisfazione di vincere il comune capoluogo con Galimberti e speriamo di fare il bis l’anno prossimo». Il sindaco di Varese è in prima fila ad ascoltare quel Renzi che nel 2016, da presidente del consiglio, fece il pienone al cinema Vela di Varese nella trionfale campagna elettorale che portò la coalizione a guida PD a conquistare Palazzo Estense. «Anche a Saronno si può battere la Lega» conferma Davide Galimberti. Anche se nella città degli Amaretti il PD e Italia Viva al primo turno vanno separati, visto che i renziani hanno fatto fronte comune con Azione,  +Europa e Unione Italiana, insieme alla civica “Con Saronno” per sostenere la corsa del già sindaco per due mandati Pierluigi Gilli. «Varese è stata storica vittoria – così Galimberti rispetto al riferimento fatto da Renzi sul palco del “Giuditta Pasta” – l’auspicio è che quel successo si possa ripetere a Saronno».

Lo sguardo a Varese

La battaglia di Varese del 2021 entra prepotentemente in scena anche qui, come già aveva monopolizzato la tappa saronnese di Matteo Salvini, per le sue parole sull’ipotesi di candidatura di Roberto Maroni nel capoluogo. Perché in fondo, al di là del fatto che Renzi non è più nel PD e che a Saronno il PD corre separato da Italia Viva, la madre di tutte le battaglie è contro la Lega salviniana. E infatti sulle poltroncine del teatro Pasta si intravedono anche diversi esponenti del PD saronnese, e persino due candidati di Forza Italia, Luciano Silighini con la compagna Francesca La Gala. Oltre a tutto il gotha provinciale di Italia Viva, con il deputato Gianfranco Librandi, il coordinatore Giuseppe Licata, il capogruppo di Varese Giuseppe Pullara. Ma anche un nome di peso come l’ex presidente della Fondazione Molina Christian Campiotti.

Obiettivo ballottaggio

E quel «se si va al ballottaggio, a Saronno si vince» dell’ex premier è il segnale che, pur marciando divisi al primo turno, l’obiettivo al secondo è di riunirsi contro la Lega. «Al ballottaggio per vincere? Ne sono sicuro – ammette Pierluigi Gilli fuori dal teatro – spero di andarci contro Airoldi, perché Fagioli ha deluso». Sul palco, intervistato da Paolo Del Debbio prima che salisse Matteo Renzi, l’ex sindaco di Saronno ha messo in fila le priorità del suo programma, a partire da quella di «salvare il nostro ospedale, dove non si nasce più e non c’è più l’oncologia». Parole che hanno convinto lo stesso Renzi: «La battaglia per l’ospedale non è una competenza di un sindaco. Ma occorre restituire anima alla città». Così Gilli “provoca” anche Del Debbio: «Ma allora mi ha già prenotato per il ballottaggio?» scherza l’anchorman di Rete 4.

L’esperimento di Saronno

In prima fila c’è anche il deputato saronnese di Italia Viva, “padrone di casa” e grande sponsor della corsa di Gilli, sulla sfida di Saronno ci conta parecchio. «È un esperimento unico – rivela Gianfranco Librandi – abbiamo messo insieme Italia Viva, Azione e +Europa, ma abbiamo tentato di lavorare anche con Forza Italia e ci siamo riusciti in parte, perché molti di loro voteranno per Gilli». Un laboratorio politico per quello che Paolo Del Debbio definisce «un concentramento di forze al centro per riempire il vuoto di un partito che non sta né a destra, né tanto a sinistra, favorevole alle imprese e a quelli che non ce la fanno» e su cui Renzi per ora va cauto, perché il futuro «dipenderà dalla legge elettorale», pur ammettendo che c’è bisogno di «dare a questo paese una casa in cui non si debba inseguire il sovranismo di Salvini e Meloni, senza cadere nel cialtronismo di chi dice di voler abolire la povertà o di chi dà solidarietà ai libici per il Libano». Librandi c’è: «Renzi parla di costruire il centrosinistra, e io aggiungo anche con un po’ di centrodestra, perché provengo da lì. E sono onorato di ospitare a Saronno questo esperimento. Mercoledì prossimo ascolteremo anche Carlo Calenda e vediamo cosa ha da dire». Ma solo il 22 settembre, con lo spoglio delle urne a Saronno, arriverà una prima risposta.

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