Sumirago, accusato di pedopornografia: è capace di intendere e volere. Lo dice la perizia

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SUMIRAGO – E’ capace di intendere e di volere, e di stare in giudizio, il 48enne di Sumirago a processo davanti al collegio del Tribunale di Busto presieduto dal presidente della sezione penale Giuseppe Fazio (Veronica Giacoia e Cristina Ceffa a latere). Il collegio aveva accolto la richiesta di perizia sull’imputato lo scorso dicembre. A metà gennaio erano iniziati i lavori peritali. Ora c’è il responso: il 48enne non è incapace e il processo arriverà sino alla sua naturale conclusione il prossimo 28 febbraio.

Le accuse

Secondo quanto ricostruito dal pubblico ministero Francesca Gentilini il 48enne attraverso vari falsi profili social, dove si spacciava per un adolescente piacente (con tanto di foto fasulla), adescava ragazzine minorenni (in provincia di Varese ma anche nel resto d’Italia: una delle vittime è venuta a testimoniare da Bari) riuscendo a carpirne la fiducia sino a, ottenuto il numero di cellulare, farsi inviare foto osè delle minori su Whatsapp. Il sumiraghese, per l’accusa, attuava una sorta di pesca a strascico andando ad intercettare le ragazzine più fragili, quelle più insicure. E ha sempre rifiutato di incontrarle di persona; l’inganno, altrimenti, sarebbe stato svelato. E’ stata la madre affidataria di una delle vittime (in due si sono costituite parte civile) a scoprire cosa stesse accadendo e a far partire le indagini.

La madre e la rete

In aula il 48enne ha dichiarato di fingersi un adolescente per poter rivivere quel periodo della sua vita che, stando alle sue parole, una madre anafettiva gli aveva portato via. Dall’altro ha dichiarato di essere diventato via via dipendente dalla pornografia dando la colpa alla rete che tanto facilmente permette di reperire questo tipo di materiale. E’ toccato al pubblico ministero ricordare all’imputato la differenza tra pornografia e pedopornografia.

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