Un ospedale non è né di destra né di sinistra, è di tutti

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Lo storico padiglione Boito dell'ospedale di Gallarate

A chi compete la gestione della sanità? Alla Regione, a chi se no? Domanda pleonastica, risposta scontata. Dietro le quali, però, si nasconde o ci marcia la politica, quando vuole chiamarsi fuori da qualche grana o, al contrario, prova ad addossare la responsabilità dei disservizi agli avversari chiamati a risponderne. Un giochetto che produce soltanto confusione e, nella confusione, chiacchiere che stanno a zero. Questo accade a Gallarate attorno alla pesantissima questione dell’ospedale che va perdendo pezzi per una serie di motivi noti, a cominciare dalla fuga di medici e infermieri, quindi, dalla drammatica mancanza di personale che, in attesa del futuro nuovo nosocomio, sta provocando una grave crisi assistenziale e curativa.

Un problema enorme, prioritario rispetto a qualunque altro (ne va della salute dei cittadini) e che, soltanto per questo, obbligherebbe la politica, cioè i rappresentanti istituzionali, tutti assieme, a una reazione immediata quanto convincente nei confronti della Regione. Invece, che cosa succede? Che il centrodestra in maggioranza a Palazzo Borghi sostiene di non avere competenza in materia, traccheggia e dà l’impressione di lavarsene le mani; mentre le opposizioni, Partito democratico in testa, mettono in luce carenze operative e decisionali. Hanno ragione? Sì, se non fosse che sullo sfondo fa capolino l’autoreferenzialità in ordine all’obiettivo di fare presa sulla gente per ottenerne il consenso elettorale. Per dirla in un altro modo, né gli uni né gli altri ce la raccontano giusta.

Al di là delle ragioni o dei torti, il tema sfugge all’esigenza di concretezza. Il centrodestra locale (a parte iniziative personali di singoli esponenti, vedi Giuseppe De Bernardi Martignoni, consigliere regionale di Fratelli d’Italia) delega le soluzioni a Palazzo Lombardia, evitando di immischiarsene per non “disturbare” i capataz regionali che, nel recente passato, hanno già avuto modo di irritarsi per la reprimenda di Andrea Cassani sui ritardi procedurali per l’ospedale unico con Busto Arsizio. Il centrosinistra bercia, ma finisce per urlare al vento per un semplice motivo: lancia accuse, sbotta contro questo o quest’altro, alza le barricate e non produce una cippalippa. Perché? Per l’incomunicabilità che contribuisce a creare.

In mezzo a tutto questo ci sono i cittadini. Nella sua lettera/denuncia inviata a Malpensa24 per la chiusura della Cardiologia di Gallarate, il professor Roberto Canziani, sottolineava l’indifferenza della gente rispetto a uno storico reparto avviato alla dismissione, reparto da lui diretto per un lungo periodo prima della pensione. Vero, ma la gente è probabilmente rassegnata e disillusa da atteggiamenti di una politica che è quella che è. Incapace di un’azione comune, su un problema, la difesa di un ospedale, che è di tutti, né della sinistra né della destra. Solo con un fronte unico crediamo sia possibile attivare finalmente la Regione, convincendola che non può sottovalutare la situazione di uno storico presidio ospedaliero che, in attesa di un nuovo nosocomio che arriverà quando arriverà, sta inesorabilmente regredendo. Divisi non si va nessuna parte.

Purtroppo vincono le bandiere, le appartenenze: ci si guarda in cagnesco su qualunque cosa, persino sul bene più importante di tutti: la salute. Così l’ospedale gallaratese è in declino. E il sospetto è che questo faccia gioco a qualcuno, il cui obiettivo ultimo è la chiusura totale del Sant’Antonio Abate. Se così fosse, abbia il coraggio di dirlo.

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