CARDANO AL CAMPO – La mozione di sfiducia presentata da Progetto Cardano nei confronti dell’assessore all’istruzione Meri Suriano (Fratelli d’Italia) non approderà mai in consiglio comunale. Lo ha deciso il presidente dell’aula, Enrico Reguzzoni, definendo «irricevibile o, comunque, inammissibile» il documento, evitando dunque alla componente di giunta un “processo” in sala Pertini sul suo operato per arginare il fenomeno delle baby gang in città.
Petizione respinta
La mozione presentata dal primo gruppo di opposizione chiedeva al consiglio comunale di impegnare il sindaco Maurizio Colombo a ritirare le deleghe affidate a Suriano dopo la decisione della maggioranza (Lega, Fratelli d’Italia e Civici per Cardano) di respingere la petizione di 177 genitori attraverso cui chiedevano aiuto per arginare fenomeni di bullismo messi in atto da un gruppetto di minorenni dentro e fuori gli ambienti scolastici.
L’assessore, secondo la minoranza, avrebbe dovuto esporsi in prima persona per rassicurare i cittadini e garantire il proprio impegno, non solo nella gestione della situazione denunciata e contingente, ma anche per approntare misure volte ad evitare il ripetersi in futuro di fatti analoghi a quelli denunciati. «E invece, per quello che è parso a tutti, ha abdicato alla propria funzione». E per questo è finita nel mirino di Progetto Cardano.
Mozione rigettata
Suriano però resterà saldamente al suo posto, perché il sindaco Colombo non le ha mai tolto la fiducia e perché Reguzzoni ritiene che l’attribuzione e la revoca delle deleghe a un assessore è materia sottratta alla competenza consiliare. Spiega il presidente del consiglio comunale: «Come affermato dalla costante giurisprudenza amministrativa, la nomina e la revoca di un componente della Giunta sono atti sindacali connotati da una logica fiduciaria nonché dalla più ampia discrezionalità di carattere politico- amministrativo, rimessa in via esclusiva al sindaco, titolare politico dell’amministrazione. Non si ravvisano dunque le condizioni per poter inserire la mozione all’ordine del giorno».