Caso Efrem, scintille in consiglio. Il sindaco di Busto: «Dimissioni? Noi siamo onesti»

BUSTO ARSIZIO – Il caso Efrem arriva in consiglio comunale. E sono scintille. In particolare con un durissimo botta e risposta tra il consigliere Massimo Brugnone, che chiede di «azzerare tutto» per allontanare l’ombra di ogni «possibile infiltrazione» dopo l’arresto del consigliere di Busto Grande-Lombardia Ideale, e il sindaco Emanuele Antonelli che si ribella a quelle che definisce «insinuazioni» sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta, ricordando che quanto attribuito al consigliere sospeso sono «vicende personali che nulla hanno a che vedere con l’amministrazione comunale».

Dentro Cerana, fuori Lombardia Ideale

Nella seduta che segna l’ingresso in consiglio comunale di Daniela Cinzia Cerana come supplente in sostituzione del sospeso Paolo Efrem (in quanto sottoposto ad ordine restrittivo), con il primo atto del ritorno alla denominazione originaria del gruppo Busto Grande, togliendo il riferimento a Lombardia Ideale, la vicenda surriscalda l’assemblea. E sono tutti i gruppi di opposizione di centrosinistra – PD, Italia Viva e 5 Stelle – a incalzare il sindaco ad una presa di posizione. Valentina Verga (PD) rimarca «il silenzio del sindaco. Ci saremmo aspettati una presa di posizione a chiarimento». Luigi Genoni (M5S) parla di «assenza e inconcludenza imbarazzante» del primo cittadino. E Massimo Brugnone (Italia Viva) ricorda che «fare il sindaco vuol dire prendere posizioni nette e prendere le distanze» da certe situazioni.

La discussione sul caso Efrem

Del caso Efrem si discute poco prima della mezzanotte, perché la maggioranza, al termine dei punti deliberativi dell’assemblea (tra cui la variazione di assestamento al bilancio), aveva detto no alla richiesta di anticipazione dell’interrogazione di Massimo Brugnone (Italia Viva) sul caso Efrem, all’ultimo punto dell’ordine del giorno. Ma le due mozioni che vengono dibattute (su reddito di cittadinanza e Covid) filano via in fretta, così il presidente del consiglio Valerio Mariani può dare la parola a Brugnone. Il quale legge la parte dell’ordinanza di arresto che riguarda i tentativi della Smr Ecologia di avvicinarsi ad Accam («da brividi») e, riferendosi anche alle vicende emerse nell’ambito dell’inchiesta Mensa dei Poveri, sottolinea che «il cerchio della magistratura per presunte attività illecite, corruttive o addirittura mafiose si stringe sempre di più attorno all’amministrazione – aggiunge Brugnone – non c’è rilevanza dell’attività di queste persone rispetto all’attività contestata e i fatti devono essere dimostrati, ma è un dato di fatto che diverse persone che ruotano attorno all’attività amministrativa sono sotto accusa per fatti gravissimi. Dobbiamo chiederci fin dove possano essersi spinti e cos’altro può essere accaduto che noi non conosciamo». Il consigliere ex PD, già attivista antimafia dai tempi del liceo prima di seguire la parabola politica di Matteo Renzi, usa parole chiare: «Le notizie fino ad oggi riportate e rese note indurrebbero a valutare come possibile, anche per via indiretta, l’infiltrazione della ‘ndrangheta all’interno del Consiglio comunale di Busto Arsizio». Ed è proprio alla luce di questa possibilità che, pur ribadendo che «tutti sono innocenti fino a prova contraria», chiede al sindaco se «anche a sua tutela, del consiglio comunale e della città» non ritenga «opportuno fare un passo indietro, non perché abbia fatto qualcosa, ma semplicemente per assicurare un azzeramento di tutte le funzioni, cariche e nomine dell’amministrazione per assicurare ai cittadini totale trasparenza rispetto a possibili infiltrazioni corruttive e/o mafiose in corso».

Il botta e risposta con il sindaco

«Lei la sentenza l’ha già scritta – contrattacca Emanuele Antonelli – mi auguro che Paolo Efrem riesca a spiegare la sua estraneità ai fatti e come sempre aspetto le decisioni della magistratura, perché non voglio ergermi né a giustizialista, né a corvo ad infierire». Ma il sindaco si accalora per rivendicare la sua lontananza dalla vicenda: «Ho sempre agito con la massima onestà, nel privato e nel pubblico, e non saranno le sue insinuazioni a far vacillare questa verità. Se solo ci fosse stata un’interferenza non solo illegale ma inopportuna, saremmo stati i primi a segnalarla. Sono molto arrabbiato per il nome della città associato a fatti negativi, e sarò ancora più arrabbiato se venissero accertate anche solo delle frequentazioni che Efrem avrebbe intrattenuto. Con persone che devono essere tenute alla larga da tutti noi, giustificazioni non ce ne sono, ma solo se la magistratura confermerà». Così la richiesta di dimissioni viene respinta in modo deciso, con Antonelli che cita voci di dimissioni ventilate dallo stesso Brugnone (che nega). Ma quando il consigliere di Italia Viva ribadisce che «l’unico modo che vedo per assicurare il contrasto ad ogni possibile infiltrazione è azzerare tutto», ricordando che «qualche certezza su quanto fatto da rappresentanti della maggioranza» dall’inchiesta Mensa dei Poveri sarebbe già emersa, Antonelli sbotta: «Stia zitto, sto parlando io. Fa finta di girarci intorno ma sputa sentenze. Invece di studiare, provi a lavorarci dentro le istituzioni contro la mafia e per la giustizia. Lei sa qual è il mio lavoro (amministratore giudiziario di beni confiscati alla criminalità, ndr) e sa quel che faccio contro quella gentaglia».

M5S chiede un “alert” al sindaco

Anche il Movimento Cinque Stelle interviene, ribadendo con Claudia Cerini l’invito a tutte le forze politiche a «dimissioni per cambiare rotta». Si tratterebbe di rimettere il mandato in massa per far cadere l’amministrazione, ma serve l’adesione anche di consiglieri di maggioranza per farlo. «Io sento la responsabilità di tenere in piedi questa amministrazione – ammette Cerini – nonostante eventi giudiziari che ci mettono in imbarazzo«. E dopo una tirata d’orecchi dal presidente del consiglio Mariani su alcune espressioni al limite della querela («non possiamo giudicare la qualità delle persone in quest’aula»), è il capogruppo grillino Luigi Genoni a ribadire la richiesta di «un passo indietro per lasciare che la Procura possa aprire tutti i cassetti». Genoni suggerisce al sindaco «una presa di posizione pubblica di distanze e di estraneità dell’amministrazione» sulla vicenda, anche utilizzando l’Alert System sperimentato nei giorni del lockdown.

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